Liliana Segre è intervenuta sul quotidiano La Stampa per dare il suo contributo nel giorno della Liberazione. «Nel discorso con cui ho avuto l’onore di inaugurare la diciannovesima legislatura del Senato, lo scorso 13 ottobre, ho auspicato `gesti nuovi e magari inattesi´ che dessero il segno della piena condivisione, al di sopra delle divisioni di schieramento, delle feste nazionali: `date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro´. E ho indicato per prima la data del 25 Aprile, festa della Liberazione, non per rispettare l’ordine del calendario, ma perché quello è il principio, l’evento fondante del sistema democratico nel quale viviamo da 78 anni, che è la casa comune di tutti gli italiani».
«Una grande occasione di unità, dunque, nella consapevolezza – che dovrebbe essere generale – che la storia non si riscrive, e che senza il 25 Aprile non soltanto a molti non sarebbe stato concesso di vivere, ma nessuno avrebbe potuto godere delle libertà che oggi consideriamo una condizione naturale come l’aria che respiriamo. Andrebbero quindi superate alcune tentazioni, che talora riemergono, e che suonano come tentativi di riaprire una specie di anacronistica guerra civile culturale. E dovremmo condividere tutti gratitudine e gioia».
«Gratitudine verso coloro che lottarono per quella Liberazione che pose fine alla guerra, all’occupazione straniera, alla dittatura, alle persecuzioni: verso gli uomini e le donne della Resistenza, verso gli IMI – della cui scelta eroica ricorre quest’anno l’ottantesimo anniversario – , verso gli eserciti Alleati che risalirono la nostra penisola e dei quali onoriamo la memoria nei cimiteri di guerra dove riposano migliaia di giovani caduti nella campagna d’Italia. E gioia per avere potuto godere di tanti decenni di libertà, democrazia e pace. Basta guardarsi intorno per capire come non siano per nulla cose scontate, per apprezzare fino in fondo il valore dei doni inestimabili che con tanto sacrificio ci sono stati consegnati, per rendersi conto che sta a noi custodirli con amore per le prossime generazioni», conclude.