Riforme, Meloni invoca il dialogo ma agita il manganello: "Ho il mandato con o senza minoranza"
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Riforme, Meloni invoca il dialogo ma agita il manganello: "Ho il mandato con o senza minoranza"

Alla vigilia dell'incontro alla Camera con le forze di opposizione, sul tema delle riforme costituzionali, la premier Giorgia Meloni prepara il campo

Riforme, Meloni invoca il dialogo ma agita il manganello: "Ho il mandato con o senza minoranza"
Giorgia Meloni
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8 Maggio 2023 - 22.48


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Un dialogo con il manganello in mano. Alla vigilia dell’incontro alla Camera con le forze di opposizione, sul tema delle riforme costituzionali, la premier Giorgia Meloni prepara il campo: «Vorrei fare una riforma il più possibile condivisa, ma la faccio, perché il mandato per farla l’ho ricevuto dal popolo e tengo fede agli impegni ricevuti dai cittadini».

La presidente del Consiglio non intende accettare veti, insomma. Le riforme si faranno, con o senza il contributo della minoranza, è il messaggio che lancia in occasione di un comizio elettorale ad Ancona, entrando anche nel merito: «La priorità è legare chi governa al consenso popolare», aggiunge, «garantire un rapporto diretto tra i cittadini e quello che fa il governo, e garantire stabilità», ma «non accetto atteggiamenti `aventiniani´ o dilatori. Faccio quello che devo fare».

Al tavolo allestito a Montecitorio «io non arrivo con la mia ricetta, con il mio modello. Io arrivo con degli obiettivi», spiega Meloni, assicurando che «a me non interessa immaginare un uomo solo al comando» e «non risulta che nei sistemi che vanno in senso più presidenziale o semipresidenziale, o del premierato, si possa dire che sono governi nei quali c’è un uomo solo al comando».

Di questo si parlerà nella serie di incontri di domani: si comincia alle 12,30 con il Movimento 5 Stelle e si termina col Partito democratico alle 18,30; in mezzo Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche, Azione e Italia Viva, +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra. Agli incontri partecipano anche i vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, il costituzionalista Francesco Saverio Marini.

Oggi è proprio Tajani a mostrare una maggiore apertura al dialogo, dopo le dichiarazioni di ieri sull’intenzione del centrodestra di procedere da sola in caso di `muro´ da parte della minoranza. «Ho risposto a un’ipotesi di negatività delle opposizioni», chiarisce, ma «siamo aperti alle loro proposte». Tuttavia, la linea `decisionista´ del governo resta sostanzialmente la stessa e viene ribadita da altri ministri. Il titolare dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, la spiega così: «Siamo disponibili al confronto, se ci fosse di fronte un `niet´, una contrapposizione preventiva, chiaramente dovremmo andare avanti da soli». Sulla stessa linea il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, che avvisa le opposizioni: «Se il loro ruolo vuole essere esercitato soltanto come diritto di veto, non ce l’hanno. Io suggerisco loro di fare proposte e correzioni». La Lega non esprime preferenze tra presidenzialismo e premierato, ma l’importante è avere un «Paese più stabile e più maturo se una volta eletto il presidente del Consiglio poi rimane in carica 5 anni, come succede con il sindaco e il governatore», chiosa Salvini, suggellando il messaggio principale: se ci saranno dei «no pregiudiziali» sulle riforme da parte della minoranza dovranno «essere gli italiani con un referendum a metterci il timbro».

Quanto alle opposizioni, il quadro sembra abbastanza delineato. Oggi la segretaria del Pd Elly Schlein ha riunito la segretaria per fare il punto in vista del faccia a faccia con Meloni. «Ci confronteremo sui temi e porteremo una posizione ma la convocazione non sia un modo per distrarre l’attenzione sui temi che interessano le persone e le necessità del Paese: lavoro, sanità, Pnrr», è la linea che filtra, mentre nel merito viene confermata la preferenza per «il modello tedesco, il cancellierato, che consente di razionalizzare la forma di governo parlamentare senza svuotare il ruolo del Presidente della Repubblica», spiega il senatore dem Dario Parrini. Contrari a presidenzialismo e premierato anche il M5S, come ribadito dal presidente Giuseppe Conte, che domani incontrerà la premier per ribadire la predilezione per strumenti di sfiducia costruttiva o per aprire, al massimo, a un cancellierato alla tedesca.

Per quanto riguarda Italia viva, «le nostre idee sono semplici e chiare: sindaco d’Italia e superamento del Bicameralismo perfetto», ribadisce il leader Matteo Renzi, che ci `riprova´ presentando anche «una proposta di legge di revisione costituzionale per chiedere l’abolizione del Cnel». Da parte del partito dell’ex premier si annuncia una decisa apertura al dialogo, perché «noi non vogliamo usare le riforme per fare la guerra alla premier», spiega Maria Elena Boschi, e un accordo di tutte le opposizioni sulle riforme, con Pd e M5S, «non è una strada obbligata». Si dice «d’accordo sull’idea di premierato e sulla revisione del bicameralismo perfetto» il segretario di Azione Carlo Calenda, che boccia invece il presidenzialismo e auspica un «monocameralismo secco», in cui «deve rimanere solo il Senato» con «l’abolizione della Camera». E infine avverte: «Se domani facciamo un incontro vero, bene; se il governo dice `prendere o lasciare´ sono fatti loro».

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