Riforme, il costituzionalista Ceccanti: "Il confronto sia libero, il governo non imponga conclusioni unilaterali"
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Riforme, il costituzionalista Ceccanti: "Il confronto sia libero, il governo non imponga conclusioni unilaterali"

Il costituzionalista Ceccanti, ex Pd: «Le riforme costituzionali non fanno direttamente le politiche ma fanno sì che le politiche si possano fare. Se riteniamo che una capacità di decisione di lungo periodo sia una priorità allora le riforme lo sono».

Riforme, il costituzionalista Ceccanti: "Il confronto sia libero, il governo non imponga conclusioni unilaterali"
Stefano Ceccanti
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9 Maggio 2023 - 11.45


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L’incontro tra il governo Meloni e l’opposizione mette sul tavolo della discussione le riforme istituzionali, che rappresentano le regole comuni della politica. In un’intervista a Il Foglio, il costituzionalista ed ex deputato del Pd Stefano Ceccanti dice la sua.

«Sulle regole comuni il mandato è per aprire un confronto aperto e libero, non per conclusioni unilaterali. Se il Pd fa il Pd non si parte da zero». Il costituzionalista sottolinea però come la responsabilità principale di un dialogo vero «è in mano alla maggioranza che è forte dei numeri».

«Le riforme costituzionali non fanno direttamente le politiche ma fanno sì che le politiche si possano fare. Se riteniamo che una capacità di decisione di lungo periodo sia una priorità allora le riforme lo sono».

Il presidenzialismo o il premierato al Pd non piacciono, ma allora con quale proposta ci si potrebbe presentare al tavolo con Meloni? «Una forma di governo centrata sulla figura del Primo Ministro investito in seguito al voto di fiducia parlamentare in coerenza con gli orientamenti dell’elettorato. A tal fine è da prevedere, sulla scheda elettorale, l’indicazione – a fianco del candidato del collegio uninominale – del partito o della coalizione alla quale questi aderisce e del candidato premier da essi designato».

«È bene – dice Ceccanti – che l’elettore conosca le conseguenze del suo voto senza però giungere a un’elezione diretta. Se si arrivasse fino lì bisognerebbe rivotare ad ogni cambio di Primo ministro e il sistema diventerebbe troppo rigido».

In un’ intervista all’Avvenire, l’ ex deputato parla anche del percorso per arrivare alla riforma: «A quale sede penso? A una commissione parlamentare bicamerale di tipo nuovo, con compiti referenti, costruita sulla base della sola parte proporzionale dei risultati elettorali di Camera e Senato», spiega il costituzionalista. 

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