Fioroni sull'addio al Pd: "Nel territorio gli abbandoni sono quotidiani, ora serve un nuovo centro"
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Fioroni sull'addio al Pd: "Nel territorio gli abbandoni sono quotidiani, ora serve un nuovo centro"

Fioroni sul divorzio dal Pd: "Negli addii silenziosi si intravede, più che un malessere, la necessità di ritrovare uno spazio che consenta di fare politica con le proprie convinzioni e le proprie idee". 

Fioroni sull'addio al Pd: "Nel territorio gli abbandoni sono quotidiani, ora serve un nuovo centro"
Beppe Fioroni
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11 Maggio 2023 - 15.14


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Giuseppe Fioroni, ex esponente del Pd, in un’intervista a Tag24 è tornato sui motivi del suo addio, parlando anche della situazione dei democratici dopo la vittoria alle primarie di Elly Schlein. 

«Non ci si deve soffermare solo sulle uscite dal Pd dal gruppo dirigente e parlamentare. Le espressioni plurali del cattolicesimo, del popolarismo della tradizione liberaldemocratica e riformista erano già ridotte ai minimi termini. Sui territori ci sono abbandoni costanti e quotidiani da parte degli esponenti del centro plurale, moderato e non populista. Negli addii silenziosi dei dirigenti, degli amministratori, dei consiglieri regionali e degli iscritti si intravede, più che un malessere, la necessità di ritrovare uno spazio che consenta di fare politica con le proprie convinzioni e le proprie idee». 

«Io credo che serva la costruzione di un centro non inteso come luogo geometrico ma come una vasta area che abbia caratteristiche importanti. Serve uno spazio centrista accogliente e libero dove i soggetti compatibili dal punto di vista ideale, progettuale e valoriale possano incontrarsi. In questo campo, tutte le persone che si riconoscono nell’essere popolari potranno lavorare per ascoltare le istanze dei territori ed elaborare risposte ai problemi delle persone. Io credo che questo centro popolare e plurale sia la prospettiva a cui lavorare, ben lontani da impostazioni o populiste».

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Infine Fioroni rilancia il suo appello al «cattolicesimo politico» che «non deve più limitarsi alla denuncia dei mali del mondo. Intendo che non possiamo solo disquisire dei grandi mali, ma dobbiamo avere il coraggio di metterci la faccia e sporcarci le mani, entrando in politica che, come diceva Papa Paolo VI, «è la più grande forma di carità».

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