Elly Schlein è intervenuta a Radio 1 e ha fatto una panoramica sullo stato del centrosinistra e del Pd. «Cambiare nome? La domanda è giusta ma posso rispondere così: se il Partito democratico avesse fatto bene in questi anni per il lavoro di qualità, il precariato, la giustizia climatica, noi non avremmo vinto le primarie».
«Se è successo è perché c’è una base di militanti e dirigenti che hanno voglia di un cambiamento. Certo è un percorso lungo, e non si fa con una persona, non basto io».
«Capisco che Meloni sia nervosa perché nell’ultima settimana la maggioranza è andata sotto sul decreto lavoro, poi purtroppo sono riusciti a farlo approvare, poi abbiamo visto la maggioranza disertare il voto sul Mes, una ratifica di un trattato internazionale, e poi è emersa una vicenda molto grave e imbarazzante per il governo sulla ministra Santachè. Ci sono ministri che si sono dimessi per molto meno».
«L’isolamento di Giorgia Meloni quando va a Bruxelles è la dimostrazione che il Partito democratico ci tiene a costruire un’alleanza delle forze progressiste. Un’internazionale dei nazionalisti, sembra un paradosso, ma già c’è», ha concluso.
«Sui singoli temi si può ragionare per trovare delle convergenze ampie ed essere più efficaci nel contrastare un governo che sta aumentando la precarietà. L’unico distacco che ci interessa ridurre è quello delle persone che non stanno più andando a votare. Nelle ultime tornate elettorali c’è un astensionismo record».
«Le forze di opposizione – almeno quelle che sono interessate a costruire un’alternativa a un governo le cui scelte stanno andando nella direzione più sbagliata per l’Italia – hanno la responsabilità di trovare dei punti di convergenza più che competere tra di loro», ha aggiunto.
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