Mi trovo in campagna, nel comune di Configni, una ridente e graziosa località quasi montana situata su un promontorio appenninico-collinare al confine tra Lazio e Umbria. Da qui, si gode una salutare frescura e anche di notte si riesce a riposare dimenticando l’inferno dell’afa cittadina.
Ho potuto seguire bene, nonostante una TV un po’ ballerina, le imprese del tennis italiano. Matteo Berrettini è stato sconfitto ma solo alla fine dopo aver sostenuto magnificamente il duro confronto con lo spagnolo Carlos Alcaraz numero 1 al mondo. Peccato per l’esito finale del match. Numerose le risposte efficaci e di gran classe dell’italiano che ha contrastato l’avversario sino all’ultima palla lasciandoci più volte sperare che il risultato sarebbe potuto essere diverso. Conta però soprattutto avere ritrovato la fiducia e l’ammirazione di un pubblico che – molti i giovani sugli spalti – ha apprezzato “il ritorno” di Matteo con grandi applausi anche nel corso dei singoli game.
La fine dell’incontro è stata segnata anche dall’apprezzamento dello stesso Alcaraz, non come appendice burocratica e di maniera, ma come vero riconoscimento del valore della prestazione dell’avversario. Lo spagnolo ha infatti ininterrottamente applaudito, accompagnandolo fino al sottopassaggio, Berrettini il quale non si è risparmiato nel firmare numerosi autografi ai tanti ragazzi, signore e signori che lo avevano sostenuto. Ecco lo sport che esprime, anche in senso lato, i suoi valori educativi di fatica e impegno morale, con la consapevolezza di esprimere a quel livello una rappresentanza anche dell’Italia. Specie nel caso di Berettini che ha dovuto superare una stagione di infortuni che lo hanno ostacolato a lungo nella preparazione, fino a mettere addirittura a rischio la stessa partecipazione a Wimbledon.
Assolutamente straordinaria rimane l’impresa italiana a Londra di Sinner che vola alle semifinali vincendo in 4 set contro un forte giovane russo di cui sicuramente continueremo a sentire parlare già in occasione degli Open. Sinner incontrerà quel Djokovic in un match che a molti ricorderà la finale del 2021 quando a rappresentare l’Italia c’era proprio Berrettini. Matteo fu sconfitto – uscì anche allora a testa alta – ma confidiamo che a Sinner possa toccare sorte diversa. È una fiducia ben riposta perché sostenuta dalla costatazione che Sinner si è dimostrato molto attrezzato sia sul piano tecnico e del bel gioco sia nel carattere e nella condizione psicologica, tutti elementi che indicano una maturità complessiva.
Comunque, prima ancora delle ultime partite, si può trarre bilancio positivo per i nostri giovani tennisti impegnati a Wimbledon, compresi Musetti e il giovane torinese Sonega, tutti abbastanza attrezzati per affrontare il futuro a cominciare dalla nuova coppa Devis di Bologna.
Ma ovviamente non di solo tennis vive l’uomo. Mi continuo a godere la frescura di Configni che nei miei pensieri non appare distante da Camaldoli, località dove svolgevamo annualmente i convegni biblici e teologici come universitari della FUCI. Ed è forse grazie a questi ricordi che ho potuto immediatamente riconoscere – pur passati tanti anni – il frate che ha celebrato la messa vespertina essere il giovane studente di medicina dell’università di Padova. Frate Paolo mi raccontato alcuni passaggi della sua vita e di come, non senza fatica e sofferenza, abbia via via maturato la scelta del saio francescano. Ci siamo intensamente abbracciati e decisi a rincontrarci presto, sicuramente prima che partisse per la nuova missione, questa volta in America Latina.
L’amico ritrovato frate Paolo si mostrato informato e interessatissimo alle vicende italiane, politica compresa, anche per la parte più spinosa e per molti versi sconvolgente: le vicende politico-parlamentari collegate all’ambiguità e censurabile posizione della Ministra del turismo e all’ultimo sconvolgente scandalo del figlio del Presidente del Senato e tutto quello di ambiguo e inquietante sembra ruotarvi intorno.
Frate Paolo ha ricordato gli scandali della nostra giovinezza come gli attacchi contro il ministro Piccioni per il presunto coinvolgimento del figlio nel caso Montesi e quello dell’onorevole Fanfani quando la “improvvida” consorte concesse una intervista a Gianna Preda a proposito dell’iniziativa di Giorgio la Pira per la fine della guerra in Vietnam. Ma a parte ogni altra considerazione e doverosi approfondimenti, allora le persecuzioni ingiuste contro Piccioni e Fanfani si conclusero rapidamente con le dimissioni dagli incarichi da parte di entrambi. Oggi di questo non c’è traccia alcuna e tutta la maggioranza di centro-destra è schierata a difesa dei sospettati senza che nemmeno la Presidente del Consiglio abbia finora espresso una sola parola.
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