Matteo Renzi, leader di Italia Viva, sembra puntare principalmente a creare divisioni all’interno del Partito Democratico, enfatizzando le critiche nei confronti della posizione del Pd sul Jobs Act e il referendum abrogativo.
Questo, apparentemente, nell’intento di minare l’unità della coalizione di opposizione, mentre il Pd, con la responsabile della dipartimento economia e lavoro Maria Cecilia Guerra, rimane concentrato su questioni di rilevanza per il mondo del lavoro, quali la precarietà e il salario minimo legale.
«Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nell’ambito di sette iniziative che la Cgil sta facendo, ha parlato di precarietà e, dentro a questo ragionamento, ha citato il referendum abrogativo sul Jobs Act. Non si tratta di una proposta tecnica definita, anche perché il jobs Act è stata una legge delega alla quale sono seguiti diversi decreti attuativi. Per modificarlo occorrerebbe un quesito su punti definiti della legge. La posizione del Partito Democratico è quella contenuta anche nel nostro programma elettorale: superamento di quei punti del Jobs Act che hanno indebolito le tutele dei lavoratori».
Lo dice ha detto la responsabile Lavoro della segreteria Pd, Maria Cecilia Guerra. «Noi vogliamo prioritariamente confrontarci su temi che riguardano i problemi del mondo del lavoro, come il precariato, la necessità di un salario minimo legale, i contratti scaduti e non ancora rinnovati il recupero dell’inflazione, la legge sulla rappresentanza. Temi su cui cerchiamo un accordo le forze di opposizione», aggiunge Guerra.
Rispetto a questo, le critiche arrivate da Matteo Renzi e da Italia Viva appaiono come «il tentativo di un partito in difficoltà di creare spaccature all’interno del Pd e degli altri partiti di opposizione». Il punto, per l’esponente dem, è un altro: «Ci sono dei problemi all’interno del mondo del lavoro? Sì. La Cgil pone dei temi giusti e noi ci siamo. Parliamo di questo, non di una proposta solo evocata ma che, al momento, non c’è né sappiamo se ci sarà». C’è, invece, il tema del salario minimo, con una proposta di legge depositata alla Camera che attende di essere discussa in Aula. E nelle scorse ore, dal Forum Ambrosetti in corso a Cernobbio, segnali di interesse sono arrivati anche dal mondo delle imprese.
“Io credo che ci siano ragioni perché le imprese guardino con favore a questa proposta che ha, fra i suoi elementi, quello della lotta alla contrattazione pirata: una pratica che sconfessa le associazioni datoriali. Per mezzo della contrattazione pirata, infatti, una impresa può fare contratti con sindacati fittizi così da strappare salari più bassi. E questo crea una concorrenza sleale contro quelle imprese che, al contrario, fanno contrattazione con i sindacati più rappresentativi. Si tratta di un dumping salariale che, oltre i lavoratori, colpisce le associazioni datoriali”.
“Per questo, io credo che ci sia un interesse collettivo per il salario minimo. Prioritariamente a difesa delle persone che lavorano, ma anche nei confronti delle imprese, cercando di superare un modello di sviluppo che sacrifica la qualità e le competenze in nome di una corsa al ribasso. Una corsa che, oltre alla qualità, sacrifica spesso la sicurezza”.
Il numero di morti sul posto di lavoro, sottolinea Guerra, «ha raggiunto quote spaventose. Il caso della strage ferroviaria è l’ultimo episodio. Nella tragedia di Brandizzo ci sono elementi che riguardano in modo specifico la sicurezza nei trasporti: le ferrovie che non hanno l’alta velocità sono prive di meccanismi automatici di sicurezza come i rele’ automatici che evitano gli errori umani bloccando automaticamente il passaggio dei treni quando ci sono lavori in corso. Una parte significativa dei fondi del Pnrr doveva essere destinata proprio a queste misure di sicurezza sul lavoro, ma sono stati tagliati».
Fuori dal tema legato strettamente alla tragedia di Brandizzo, «le cui responsabilità sono da accertare e andranno chiarite», sottolinea ancora Maria Cecilia Guerra, «c’è un tema di investimenti da fare. Innanzitutto, nella formazione sul luogo di lavoro». E qui si torna al tema del precariato: «Se chi lavora è assunto con contratti di somministrazione o a termine e va via dopo venti giorni, è ovvio che viene meno anche l’investimento in sicurezza che richiede formazione». Ma non solo: «Questi incidenti accadono spesso perché alcune imprese preferiscono aggirare le regole di sicurezza per risparmiare. Per questo è importante investire, assieme alla formazione, sui controlli sulla regolarità dei posti di lavoro, un tema strettamente collegato a quello della sicurezza e dei controlli sull’evasione fiscale e contributiva», conclude Guerra.