Le parole di Giuliano Amato sulla strage di Ustica hanno creato scompiglio, in molti si sono chiesti perché un ex presidente del Consiglio (tra le tante cariche ricoperte) abbia deciso di parlare della questione, in questi termini, solo 40 anni dopo la tragedia. E’ lo stesso Amato, però, a fare qualche passo indietro, con una dichiarazione affidata a La Verità.
«Io ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro. Io non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare».
«Gli anni passan, le famiglie sono lì convinte che la verità non sia ancora venuta fuori, e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, data la mia età». L’ex premier, dopo aver spiegato che «dei titoli con cui un articolo o un’intervista vengono presentati non risponde l’autore», si sofferma anche sulle affermazioni su Bettino Craxi.
«Purtroppo non ricordo chi mi disse che era stato Craxi a informare Gheddafi, anche se il ricordo è rimasto. Su chi informò Gheddafi è ben possibile che ci sia stata confusione di date, fra l’86 e l’80, quando, secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga, ndr) oggi, furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l’ho fatta io o se l’ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi».