Dl Caivano, l'associazione Antigone contro il governo: "Punire un ragazzo non è mai la risposta"
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Dl Caivano, l'associazione Antigone contro il governo: "Punire un ragazzo non è mai la risposta"

Dl Caivano, l'associazione Antigone contro il governo Meloni: "Chiunque ha a che fare coi ragazzi sa che le responsabilità vanno estese agli adulti e alla società. Punire un ragazzo non è mai la risposta, specie a quell'età".  

Dl Caivano, l'associazione Antigone contro il governo: "Punire un ragazzo non è mai la risposta"
Associazione Antigone
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7 Settembre 2023 - 11.44


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L’associazione Antigone, attiva nella tutela dei diritti dei carcerati, contesta il provvedimento del governo Meloni – il cosiddetto dl Caivano – che punta ad abbassare l’età dei penalmente perseguibili e non solo.

«Abbassare l’età di chi entra in carcere non è la soluzione. Così come non lo è mai la reazione repressiva. Chiunque ha a che fare coi ragazzi sa che le responsabilità vanno estese agli adulti e alla società. Punire un ragazzo non è mai la risposta, specie a quell’età».  

«Il sistema della giustizia minorile italiana è un sistema che funziona, dove la detenzione negli istituti di pena è dal 1988 sempre più residua – si legge nel testo – Se qualche provvedimento deve essere intrapreso in tal senso, questo deva andare verso una modifica del sistema sanzionatorio prevedendo pene diversificate per i minori e non, come si discute in queste ore, abbassando l’età in cui un minore può entrare in carcere o solo con interventi delegati alla polizia. Servono educatori e non questori per occuparsi di ragazzi nei luoghi a rischio».

«Servono investimenti sociali e culturali nelle periferie urbane e in tutti quei luoghi dove i contesti economici e sociali sono difficili e non lasciano grande spazio a percorsi diversi da quelli che possono portare alla commissione di reati. Serve la lotta alla dispersione scolastica, che non può passare dal carcere per i genitori», prosegue la nota.

«Anche se autori di reato, si parla di ragazzi in un’età cruciale del loro sviluppo, che hanno bisogno di un percorso educativo e non punitivo, che spesso arrivano da contesti sociali ed economici diffusi. Pensare al carcere come soluzione dei problemi della criminalità significa invece ancora una volta scaricare sul sistema penale la responsabilità dei vuoti che lo Stato lascia in tutti gli altri ambiti. Un problema enorme quando si parla di adulti, drammatico quando se ne discute per i minori». 

«Se si vuole fare un buon servizio a questi ragazzi e alla società dove questi sono cresciuti e torneranno sarebbe utile, invece, pensare ad un sistema dei reati e delle pene differente da quello in vigore per gli adulti, a maggior ragione constatando che il vigente il codice Rocco non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia del 1989, del superiore interesse del minore. L’articolo 27 della Costituzione assegna alla pena una funzione rieducativa e pone limiti all’esercizio del potere di punire allo scopo di evitare trattamenti contrari al senso di umanità», aggiunge Antigone, per cui si tratta di «principi che, per essere adattati a ragazzi e ragazze, richiedono una diversa elencazione di reati e un ben più vario pluralismo sanzionatorio, con reati che potrebbe essere depenalizzati, trattati civilmente al di fuori del diritto penale o affidandosi alla giustizia riparativa».

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