Pierluigi Bersani, in un’intervista a La Repubblica, ha confermato il proprio apprezzamento per Elly Schlein. «Se guardassero Schlein dal basso invece che dall’alto vedrebbero che le perplessità di una parte delle nostre generazioni sono la speranza di una parte delle nuove».
«Il nuovo sguardo da solo non basta, ma non si può prescinderne. Sennò tiriam via una fetta di sinistra. Attenzione alle manovrette di un certo establishment che pensa: c’è una destra in difficoltà, una sinistra che balbetta, troveremo qualcosa di extracorporeo, di extrapolitico, che sopperisca. Esiste già? No, ma c’è il desiderio. Lo sento, son sensibile alle foglie. Inutile fare gli ingenui. C’è un pezzo di sistema che sta trattando Elly come una macchietta».
«Mi piace che Elly non si lasci provocare da punzecchiature, prese di distanza, polemiche. Mantiene un profilo unitario. Bene, deve tirare dritto».
In vista delle Europee «è urgente mostrare che è in cammino la costruzione del campo. Siamo in ritardo. Spero siano solo tatticismi. Pensare che sia il più divisivo a vincere la competizione significa star fuori come un balcone: da qui a sei mesi ci sarà un’onda che chiederà unità per l’alternativa».
«Io sono convinto che fra Pd, 5S e Avs una quadra si trova. Poi però occorre l’altro filone, quello liberal-democratico. In passato abbiamo avuto come alleati Maccanico, Dini, non certo suppellettili. Una minoranza, tuttavia preziosa. Calenda non vuole? Dovremo trovare qualche altra soluzione». Renzi? «Renzi sta andando dove l’ha sempre portato il cuore».
E su Calenda: «Trovo alcune sue posizioni condivisibili e lo stimo anche, il problema è che sembra non voglia mai tenere i piedi alla sera dove li ha messi la mattina. Semplicemente ritiene che ci possa essere un centro che dirige il traffico. E non capisce che ormai in tutto il mondo chi sta un po’ di qua e un po’ di là finisce per essere visto come il servo di due padroni».