La Open Arms è in fermo amministrativo per i prossimi 20 giorni, e dovrà pagare una multa compresa tra i 3 e i 10mila euro. E’ la stessa ong a renderlo noto, spiegando che al termine dello sbarco a Marina di Carrara dei 176 naufraghi soccorsi sabato scorso in acque internazionali in tre diverse operazioni il capitano della nave umanitaria e la capo missione «sono stati ascoltati per oltre 6 ore dalle autorità competenti per una ricostruzione di quanto avvenuto durante la missione». Al termine del colloquio è scattato sono scattati il fermo e la multa.
Sabato scorso Open Arms ha effettuato tre diverse operazioni di soccorso in acque internazionali. A bordo delle prime due imbarcazioni c’erano 33 e 36 persone, «viaggiavano in condizioni di pericolo e senza equipaggiamento di salvataggio», dicono dall’ong. Dopo aver terminato i primi due soccorsi e aver ricevuto l’indicazione del porto da parte delle autorità italiane, la nave umanitaria ha ricevuto un mayday da Seabird, il velivolo di ricognizione di Sea-Watch, per un carretta del mare «sovraffollata e in pericolo». «Il velivolo ci informava che la Open Arms era l’assetto navale più vicino all’imbarcazione in pericolo e che non c’erano altri assetti nelle vicinanze – spiegano dall’ong -. Abbiamo, dunque, informato le autorità competenti e ci siamo diretti verso il target che era a circa 20 miglia dalla nostra posizione (2 ore circa di navigazione)».
«Arrivati sul posto, ci siamo trovati di fronte a un gommone sgonfio e sovraccarico con a bordo 109 persone, 94 delle quali minori non accompagnati», aggiungono da Open Arms. Il team ha messo in sicurezza i naufraghi e ha effettuato il trasbordo delle persone sul ponte della nave, «sempre informando in tempo reale le autorità italiane che non hanno mai fornito una risposta a nessuna delle mail inviate». Terminato il salvataggio la nave si è diretta verso il porto di Genova, inizialmente assegnato dalle autorità italiane e successivamente modificato in quello di Marina di Carrara.
«Riteniamo davvero inaccettabile dover subire un secondo fermo per aver fatto il nostro dovere, per aver cioè rispettato le convenzioni internazionali e il diritto del mare. Ricordiamo che è dovere del capitano di qualunque imbarcazione prestare soccorso a naufraghi in pericolo di vita e che l’omissione di soccorso è quella sì un reato grave punibile dalla legge. Tutte le persone soccorse erano in condizioni di estrema vulnerabilità, provate fisicamente e psicologicamente. Tantissimi i ragazzi tra i 14 e i 16 anni soli, molto provati dal viaggio, dalle violenze subite e dal fatto di essere lontani dalle proprie famiglie».
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