Zaki, da faro dei diritti umani a ospite non gradito: anche il Festival della Pace gli chiude la porta
Top

Zaki, da faro dei diritti umani a ospite non gradito: anche il Festival della Pace gli chiude la porta

Patrick Zaki ha mostrato solidarietà alla Palestina e, dopo il no di Che Tempo che Fa e del Salone del Libro, Zaki si è visto chiudere la porta in faccia anche dal Festival della Pace di Brescia.

Zaki, da faro dei diritti umani a ospite non gradito: anche il Festival della Pace gli chiude la porta
Patrick Zaki è libero
Preroll

globalist Modifica articolo

13 Ottobre 2023 - 09.52


ATF

Si è rovesciato il mondo per Patrick Zaki: da portavoce della libertà di pensiero e attivista dei diritti umani, durante il suo periodo di prigionia in Egitto, a persona non gradita sui palcoscenici culturali italiani dopo aver mostrato solidarietà alla Palestina, non ad Hamas. Dopo il no di Che Tempo che Fa e del Salone del Libro, Zaki si è visto chiudere la porta in faccia anche dal Festival della Pace di Brescia.

La sindaca della città lombarda, Laura Castelletti, ha revocato l’invito in città al ricercatore egiziano per la giornata inaugurale del Festival della Pace di novembre. «E’ divisivo» è la motivazione. A riportare la notizia oggi è il Giornale di Brescia.

«Le sue parole su Israele non rappresentano il messaggio che la città vuol trasmettere», spiega la sindaca che nei giorni scorsi era stata criticata dal centrodestra per non aver voluto illuminare Palazzo Loggia – sede del Comune – con i colori di Israele.

Leggi anche:  Onu contro Israele: "La situazione nel nord della Striscia di Gaza è apocalittica"

In una lettera a La Repubblica, Patrick Zaki ha ribadito la sua legittima posizione

«Non ho mai appoggiato un qualsiasi movimento o partito di ispirazione religiosa, e mi riferisco alla mia storia personale, dentro o fuori l’Egitto» precisa. Alcuni «potrebbero biasimarmi perché nei miei post non ho menzionato subito il mio ripudio per qualsiasi forma di violenza esercitata o praticata contro un civile indifeso, donna o bambino, non coinvolto in questo conflitto». In ogni caso, «sono contrario all’uccisione o all’aggressione di qualsiasi civile, israeliano o palestinese, non coinvolto nelle violenze, nelle colonie illegali o negli omicidi». Zaki dice di essere «sempre stato, e sempre sarò, dalla parte degli oppressi e degli abbandonati».

Per l’attivista «molti diritti sono stati negati ai palestinesi nel corso della Storia, a cominciare dal fatto che Gaza è in isolamento totale, è una prigione a cielo aperto, e finendo con il fatto che i palestinesi non hanno libertà di movimento, non possono spostarsi, non hanno opportunità di lavoro e nemmeno la fornitura di risorse di base come l’acqua e l’elettricità».

Leggi anche:  Israele, il prezzo sempre più alto della guerra: il default economico e psicologico

Adesso «è il momento giusto per sostenere il valore della pace e cercare una soluzione politica pacifica che impedisca la perdita di vite innocenti»; di fornire «alla Striscia di Gaza gli indispensabili aiuti umanitari e di garantire la sicurezza degli ostaggi e il loro rientro in famiglia senza alcun danno». Zaki infine spera «che gli italiani rapiti possano tornare dalle loro famiglie sani e salvi il più presto possibile».

Native

Articoli correlati