Riforme, Zanda (Pd) al governo Meloni: "Se vogliono cambiare la Carta serve un'assemblea costituente"
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Riforme, Zanda (Pd) al governo Meloni: "Se vogliono cambiare la Carta serve un'assemblea costituente"

Riforme, Zanda (Pd): "Per passare dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale, ci vuole una assemblea costituente".

Riforme, Zanda (Pd) al governo Meloni: "Se vogliono cambiare la Carta serve un'assemblea costituente"
Luigi Zanda
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22 Novembre 2023 - 09.36


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Luigi Zanda, ex senatore del Pd, in un’intervista a La Repubblica ha parlato delle proposte di riforma costituzionale del governo Meloni. “Il sistema parlamentare è tra principi supremi della nostra Costituzione, non è possibile trasformarlo con una semplice legge di revisione costituzionale. Per passare dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale, ci vuole una assemblea costituente”.

“Se la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni avesse voluto rafforzare il premier sarebbe stato sufficiente attribuirgli il potere di revoca dei ministri e prevedere la sfiducia costruttiva. Viceversa la scelta dell’elezione diretta del premier non garantisce stabilità, irrigidisce le istituzioni e alimenta i conflitti. Al di là del merito, ci sono tre questioni pregiudiziali che rendono pericoloso il premierato e sono di ordine costituzionale, politico e in prospettiva europeo”.

“L’elezione diretta del presidente del Consiglio trasforma l’ordinamento parlamentare della Repubblica in presidenziale. E una modifica di questo tipo stravolge la Carta, quindi non è sufficiente il riferimento all’articolo 138 della Costituzione che disciplina la revisione della Costituzione. L’assetto della nostra democrazia si regge sul sistema parlamentare, che è uno dei “principi supremi” della Carta, che non è possibile modificare con una legge di revisione costituzionale”.

“La Repubblica presidenziale è sbagliata per l’Italia, ma chi la vuole deve passare da una assemblea costituente. Un premier eletto a suffragio universale e diretto avrebbe una tale forza politica e di influenza che ne farebbe il dominus dell’intero sistema istituzionale. Non solo rispetto al presidente della Repubblica ma anche nei confronti del Parlamento, delle alte cariche dello Stato e persino della Corte costituzionale e della magistratura”.

“Ci sono anche ragioni politiche che sconsigliano la riforma Meloni. Il malato non è la nostra sanissima Costituzione ma il sistema politico, i partiti e le loro classi dirigenti. L’idea di risolvere l’instabilità politica con una riforma costituzionale è un’illusione. Il presidenzialismo francese e americano ha garantito la stabilità finché quei sistemi politici hanno tenuto. Oggi scricchiolano perché le due società e i relativi sistemi politici sono attraversati da malessere e fratture”.

E sull’autonomia: “In una Europa federale l’eccesso di frammentazione del sistema regionale italiano semplicemente non reggerebbe. Il ddl sul premierato ipotizza un premio del 55% dei seggi per chi vince, ma non dice a quale soglia averlo. Penso che la soglia non debba essere inferiore al 43-45%. Altrimenti si rischia di trasformare una minoranza in maggioranza. Prima si ragiona sulla riforma elettorale e meglio è”.

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