Salario minimo, Schmit (Ue): "In Italia stipendi troppo bassi, il problema va affrontato"
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Salario minimo, Schmit (Ue): "In Italia stipendi troppo bassi, il problema va affrontato"

Salario minimo, Schmit (Ue): "L'Italia ha una parte enorme dell'economia dove sono troppo bassi, una situazione non sana che va affrontata. Un minimo di legge può essere una soluzione".

Salario minimo, Schmit (Ue): "In Italia stipendi troppo bassi, il problema va affrontato"
Nicolas Schmit
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6 Dicembre 2023 - 09.14


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Mentre Giorgia Meloni ride delle opposizioni che protestano per il salario minimo, in Europa il problema italiano degli stipendi bassi è chiaro ed evidente. Ne ha parlato il commissario Ue per il Lavoro, Nicolas Schmit, intervistato da La Repubblica.

«Guardate ai vostri salari: l’Italia ha una parte enorme dell’economia dove sono troppo bassi, una situazione non sana che va affrontata. Un minimo di legge può essere una soluzione, dando anche una spinta alla crescita. Non voglio interferire ma è necessario che su un problema così grande ci sia un dibattito democratico».

«Con l’inflazione le vostre retribuzioni reali sono scese del 7-8% cosa che non è avvenuta nei Paesi che hanno un minimo e lo hanno aggiustato per mitigare la perdita di potere d’acquisto. Avere salari adeguati non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di sviluppo. La produttività è importante, ma aumentare i salari la può spingere. Arrivo a dire che la produttività resta bassa proprio perché lo sono i salari, e questo spiega perché l’Italia cresce così poco da decenni».

«Se i salari sono bassi l’incentivo a lavorare legalmente viene meno». Rispetto ai dubbi dei sindacati, che puntano sulla contrattazione, per Schmit essa «non funziona bene, o solo per una parte dell’economia. La copertura non basta, bisogna anche guardare a come i contratti sono negoziati e rinnovati. Il salario minimo può essere una soluzione, ma il sistema della contrattazione va aggiustato in ogni caso».

«Prima di tutto, ripeto, pagare di più. Secondo, formare le persone alla tecnologia. Terzo, quando vedo i dati dell’Italia sulla partecipazione femminile o quelli paurosi sui giovani che non studiano ne lavorano, bisogna andare da quei gruppi e attivarli: servono servizi moderni e digitalizzati per l’impiego e la riqualificazione, un punto su cui l’Italia è indietro». 

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