La segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli, nella giornata del Migrante ha fatto il punto della situazione in Italia, una questione delicata che il governo Meloni ha messo al centro del proprio mirino sin dalla campagna elettorale.
«Ventitrè anni dopo la sua istituzione, celebriamo la Giornata Internazionale del Migrante in un contesto in cui la cooperazione e la solidarietà tra i popoli rappresentano ancora un’utopia, e le politiche nazionali ed europee invece di facilitare il già tormentato percorso di chi fugge da guerre, persecuzioni, miseria e devastazioni ambientali, creano ulteriori ostacoli, con il risultato di non garantire la protezione e la sicurezza di cui avrebbero diritto, come stabilito dalle Convenzioni internazionali».
«Invece di parlare di diritti umanitari e di come garantirli, a partire dall’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani che sancisce il diritto di ogni individuo di lasciare qualsiasi paese, il governo italiano si occupa delle migrazioni utilizzando termini come `invasione´ e `sostituzione etnica´».
«Anziché garantire l’inclusione e investire in modo strutturale sul sistema di accoglienza, quest’ultimo – prosegue Gabrielli – viene depotenziato con quattro provvedimenti dello stesso tenore securitario, fatto di lunghe `detenzioni´ nei Cpr e con la militarizzazione delle frontiere, e si mette in atto un incomprensibile accanimento contro le categorie più vulnerabili, a partire dai minori non accompagnati».
«Occorre – aggiunge la segretaria confederale – un modello diverso di integrazione che garantisca, così come indicato anche nella nostra Carta costituzionale, i diritti a chi prova a emigrare, a chi già vive, lavora e studia nel nostro Paese. Occorre un cambio culturale e sociale che consideri la diversità una ricchezza e non un terreno di scontro su cui alimentare paure. Come va favorita l’inclusione dei lavoratori immigrati, che già oggi contribuiscono alla tenuta economica e sociale italiana». «Se si continueranno a mettere in campo politiche repressive e non politiche umanitarie, resteremo, purtroppo – conclude Gabrielli – ancora lontanissimi dal pieno riconoscimento dei diritti dei migranti e quindi dal significato reale di questa giornata».