Renato Soru, intervistato da Qn, ha parlato delle prossime elezioni regionali in Sardegna, e si è detto certo che la sua prima concorrente non abbia possibilità di vittoria. «Ho la certezza che la candidatura Todde sia perdente. La mia è un’esperienza che somiglia a una specie di ulivastro sardo».
«I dirigenti locali del Pd si sono velocemente adattati, taluni magari pensando di trarne benefici personali», spiega l’ex presidente di Regione sempre a proposito della scelta di candidate l’esponente del M5s. A Oristano «il Pd si è quasi volatilizzato e lo stesso sta accadendo in altri centri dell’isola. E stato fatto un errore clamoroso», sottolinea.
Soru ha poi partecipato a un dibattito dal titolo «Dispersione scolastica e politiche attive del lavoro», un’occasione per ribadire la sua posizione su cultura e istruzione.
«L’istruzione è la massima forma di giustizia sociale e la più importante infrastruttura su cui la Sardegna deve investire per assicurarsi un futuro, anche grazie a un piano straordinario per la scuola».
«Negli anni ’60 e ’70 pensavamo che la petrolchimica e la grande industria avrebbero permesso alla Sardegna di uscire dal sottosviluppo. Oggi invece, anche con l’opportunità data dai 10 miliardi di euro di risorse europee da spendere entro il 2027, la nostra intelligenza deve diventare la nostra grande industria intangibile. Nasce nelle nostre case e nelle nostre famiglie come in tutto il resto d’Italia e del mondo, ma dobbiamo avere la pazienza di accudirla e alimentarla fin dai primi anni di vita dei nostri ragazzi per metterla a frutto e costruire un futuro migliore».
«La scuola è la prima infrastruttura che dobbiamo fare, più importante di qualsiasi opera pubblica. Ci vogliono una nuova legge regionale sulla scuola e un piano straordinario per l’istruzione, che prenda per mano i bambini della prima elementare, impedisca che non si perdano, fornisca le competenze necessarie nel mondo di oggi e li accompagni fino alla laurea».
L’istruzione, secondo Renato Soru, «è la massima forma di giustizia sociale, un patrimonio da garantire a tutti soprattutto a chi parte da condizioni più difficili: dobbiamo aiutare le famiglie, i genitori e fare in modo che anche i ragazzini usciti dalla scuola possano fiorire, anche andandoli a recuperare uno per uno. Perché contrastare la dispersione scolastica è la prima e fondamentale politica attiva per il lavoro: se non interveniamo sulla dispersione, stiamo creando nuovi problemi per il futuro».