La faccia di bronzo non manca agli esponenti del governo Meloni, che spesso si impegnano in operazioni di arrampicata sugli specchi con risultati esilaranti. è il caso, ad esempio, del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, in un intervento su La Stampa, accusa il centrosinistra di non aver criticato in maniera netta il proprio passato totalitario.
«Il 19 settembre del 2019 il Parlamento europeo ha approvato con 535 voti a favore una risoluzione nella quale si enuncia, a chiare lettere, una netta condanna tanto del nazismo quanto del comunismo. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno votato il documento, esprimendosi dunque contro il nazifascismo; il Pd si è spaccato: la maggioranza ha votato a favore, una parte si è dissociata. Renew, il gruppo che si richiama al presidente Macron, ha votato a favore».
«Questo voto, per certi versi storico, ha avuto scarso rilievo nei media italiani, mentre ha goduto di uno spazio accettabile nel resto d’Europa. è importante leggere la risoluzione: `L’integrazione europea e´ stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha portato all’Olocausto, e all’espansione dei regimi comunisti totalitari e antidemocratici nell’Europa centrale e orientale. Dunque, l’Europa nasce come risposta alle due barbarie, del nazifascismo e del comunismo».
«La risoluzione raccoglie un sentimento largamente diffuso in Europa. Lo storico Stèphane Courtois quantifica in 85 milioni le vittime del comunismo, nelle sue varie declinazioni geografiche, in Europa e in Asia. Un orrore cristallizzato nelle pagine del Nobel Aleksandr Solzenicyn e dello storico Robert Conquest. Su questa risoluzione occorre subito notare un certo europeismo à la carte: si è europeisti convinti quando conviene, si accantona malamente l’Europa quando non conviene».
«Perché non dichiararsi anticomunisti? Dopo essersi dichiarati antifascisti, convergendo dunque sulla posizione maggioritaria in Europa. Benedetto Croce, promotore ed estensore del Manifesto degli intellettuali antifascisti, si dichiarò con grande limpidezza tanto antifascista quanto anticomunista. E per questo il filosofo fu apertamente minacciato da Togliatti, quando scrisse su Rinascita `non lasceremo andare in giro merci avariate´. L’obiezione che spesso si muove all’idea di mettere sullo stesso piano fascismo e comunismo è quella che l’Italia ha conosciuto la dittatura fascista ma non quella comunista e che il Pci si sarebbe adoperato per la costruzione della democrazia».
«Per fortuna l’Italia non è stata sottoposta come l’Est europeo ad una dittatura comunista, mentre ha conosciuto una nefanda dittatura fascista. Tuttavia, questa obiezione ha due punti estremamente deboli. La condanna del comunismo non va relegata a un piano dell’esperienza soggettiva e storica, ma deve contenere una visione filosofica e culturale».
«L’Italia non ha conosciuto la dittatura comunista, ma ha avuto il suo stalinismo e lo ha rinnegato solo tardivamente e con mille ambiguità. Il leader comunista italiano Palmiro Togliatti fu, a Mosca, vicesegretario del Comintern, ossia il più fedele e stretto collaboratore di Stalin, di cui sono ormai dimostrate le vaste complicità nell’eliminazione fisica degli anarchici in Spagna, nella fucilazione del gruppo dirigente comunista polacco, nella tragedia degli alpini italiani e finanche nell’invio nei gulag di esuli italiani comunisti non pienamente allineati allo stalinismo».
«La storia d’Europa è certamente la lotta strenua al nazifascismo, sconfitto nel 1945, ma anche una dura lotta al comunismo, prima ancora culturale e poi politica. La risoluzione del Parlamento europeo è in linea con tutto ciò e chi non si dichiara anticomunista non è in linea con i principi europei».
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