Conte, navigando a vista tra le sirene del Nazareno e una parte della base grillina rimasta fedele al ‘vaffanculo’ e al settarismo degli inizi, non si sbilancia sulle possibili alleanze strutturali con il Pd. Il leader del M5s preferisce procedere con cautela, tenendo il piede in due scarpe in vista delle prossime elezioni amministrative. Da un lato, non chiude le porte a un dialogo con il Partito Democratico, dall’altro ribadisce la centralità del Movimento 5 Stelle e la necessità di un confronto sui programmi prima di qualsiasi accordo.
«Realizzare una coalizione vincente, ovunque è possibile», risponde ai cronisti arrivando all’assemblea M5s dell’Emilia Romagna. Poi legge i cartelli dei militanti in platea che recitano «nessuna alleanza con questo Pd». E dal palco approfondisce la questione.
«Dobbiamo prenderci la libertà di poterci muovere nell’area progressista nel pieno rispetto dei nostri valori, senza che nessuno ci imponga un abito che ci sta stretto», spiega il presidente pentastellato alla sua comunità. Spesso scettica sull’intesa con i Dem nei 5 capoluoghi e 226 comuni prossimi al voto in Regione.
Conte rivendica l’autonomia pentastellata nel «campo progressista» e ribadisce così la linea espressa qualche giorno fa a Elly Schlein.
«Non costruiremo un cartello elettorale», aveva avvertito la segretaria Dem. E da Faenza, la traiettoria viene ribadita con più forza. Tra i 5s continua a prevalere il refrain: «nessuna fusione a freddo col Pd». Il mantra, quando si parla di alleanze tra i vertici pentastellati, rimane «la voce del verbo costruire». Quindi: rispetto delle relative comunità, che «spesso nei territori sono in opposizione», come aveva già ricordato qualche giorno fa Conte, e convergenze tutte da trovare su temi e progetti.
Le intese, a guardare lo stallo sulle corse elettorali in Basilicata e Piemonte, al momento sembrano lontane. A testimoniare il clima che regna tra i vertici dei due partiti è il deputato Dem Andrea Orlando. «Forse Conte – dichiara l’ex ministro – pensa che, correndo da solo, il Movimento possa raccogliere più voto di protesta, magari ottenendo l’1% in più: un calcolo miope». A complicare il quadro ci pensa Nicola Fratoianni, secondo cui «il livello di insufficienza dell’opposizione è disarmante». Il segretario di Sinistra italiana si scaglia contro la logica «binaria Pd-M5s» nell’auspicata costruzione dell’alternativa alle «destre destre». E attacca: «a Roma non si decide un bel niente, perché lì non c’è un luogo di confronto e discussione, non c’è tavolo, non ci stanno le sedie e non ci stanno neanche le chat».
Al Nazareno, dopo che la segretaria aveva alzato i toni in risposta agli attacchi di Conte, ora si cerca di evitare lo scontro. «Noi continuiamo a lavorare per costruire l’alternativa alla destra, nel Paese come nei territori», dichiara il responsabile dell’organizzazione del partito Igor Taruffi. Elly Schlein privilegia la campagna lì dove le alleanze si sono già strette. E infatti sarà impegnata in un lungo tour in Abruzzo. Intanto, tra i Dem, monta il rebus sulle candidature per le elezioni Europee. Schlein non ha ancora sciolto la riserva, ma nei prossimi giorni non sono escluse riunioni per affrontare il nodo liste. Il nome su cui sono puntati i riflettori è quello di Stefano Bonaccini, la cui candidatura al momento non è esclusa. Anche se resta l’ipotesi di un seggio nel Parlamento italiano, che potrebbe essere aperta dalla candidatura Ue di Virginio Merola. Il presidente dem, intanto, ha riunito i suoi e ha già lanciato i prossimi eventi della sua corrente Energia popolare in vista delle elezioni continentali. Mentre cresce l’attesa su altri nomi di peso, come quelli di Antonio Decaro e Nicola Zingaretti.
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