Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro ed esponente del Pd, in un’intervista al Secolo XIX è tornato a parlare della vittoria del centrosinistra in Sardegna.
«Non è mai troppo tardi per vincere. Non è tardi: se in Piemonte ancora non si è chiuso sui candidati, in Basilicata auspico una ricomposizione del cosiddetto campo largo, che è un termine che a me non piace, perché spero che l’alleanza possa evolvere in un progetto comune di trasformazione».
«Nessun trionfalismo ma la vittoria in Sardegna è un fatto politico rilevante, come lo è avere vinto nonostante la competizione di un candidato che era stato una bandiera del Pd come Soru. Una vittoria in condizioni di difficoltà quindi, ma se sommiamo i voti di Todde e di Soru si va ben sopra il 50%. Non so se si può parlare di crisi ma mi pare che la fase ascendente della premier si sia interrotta».
«In Liguria potenzialmente ci sono tutte le condizioni perché c’è un lavoro impostato da quattro anni di opposizione comune. Poi c’è il lavoro da fare insieme sui territori e un programma da costruire ma inizia ad esserci un elettorato che ci crede e che ragiona in una prospettiva unitaria. Certo, l’imminenza delle elezioni europee ha fatto coltivare di più le spinte proporzionaliste, ma dopo la Sardegna mi sembra che l’attenzione si sia spostata sull’esigenza di un progetto unitario».
«Sono favorevole a una Difesa comune dell’Europa, ma rilevo che mentre due anni fa si parlava degli eurobond per la transizione ecologica ora ne parliamo solo per le armi. Il vero tema è ragionare sulla governance dell’Unione per cui basta un Orban a bloccare tutto, tanto più alla vigilia di un ulteriore allargamento».
«Quanto alla Difesa abbiamo una Francia nel Consiglio di sicurezza dell’Onu ed è l’unica potenza nucleare, vogliamo costruire una Difesa comune coinvolgendola o una loro succursale? Queste sono le cose di cui discutere, senza mollare per strada la transizione ecologica, per cui è essenziale avere strumenti comuni, per una trasformazione che è molto più complessa per l’Italia che per gli altri Paesi Ue».
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