Detto senza preamboli, ho la netta sensazione che siamo troppo sicuri di vincere domenica le elezioni regionali in Abruzzo, e parlo ovviamente del cosiddetto “campo largo”. Avverto in questi ultimi giorni di campagna elettorale una spinta forte, un po’ dopata, quasi quanto quella di Meloni e Salvini. Se malauguratamente dovessimo perdere contro una Presidente del Consiglio che si è messa in testa l’’elmetto e grida a squarciagola, finiremmo per dare un contributo insperato alla sua arroganza e alla sua aggressività.
Questa campagna elettorale abruzzese si è svolta in modo molto diverso da quella sarda. In Sardegna la Todde ha vinto contro ogni pronostico perché è stato fatto, in punta di piedi e senza alcun furore mediatico, un lavoro certosino dalla candidata e da una Elly Schlein che ha fatto passi da gigante da un anno a questa parte. La cosa più bella delle elezioni sarde è stato il tributo che le ha offerto il compagno di partito ed ex avversario Stefano Bonaccini: “è stato il capolavoro di Elly”, ha detto con tempismo straordinario, compattando il PD con sei parole sei.
Questa campagna abruzzese è stata e sarà condotta fino alla fine a forza di palate di merda da parte di tutti, a colpi di scandali veri e falsi. Questo è il gioco della destra, c’è poco da fare. E questo gioco il centrosinistra, che si applica tutti i giorni sui tanti, gravi problemi degli italiani anziché dar voce alla pura propaganda, non lo dovrebbe accettare.
Sono convinto che le elezioni in Abruzzo si vinceranno sui temi concreti che sono sul tavolo e sono altrettanto convinto che i numerosi rappresentanti del campo largo si sono alacremente adoperati per affrontarli.
Continuiamo tutti a lavorare a bassa voce, ognuno nel proprio piccolo, e lasciamo che Giorgia Meloni e Matteo Salvini si facciano del male da soli come sanno fare così bene. Lunedì sapremo. E se dopo un’eventuale sconfitta Giorgia Meloni continuerà a gridare sarà la sua fine.
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