La genesi di questa crisi potrebbe essere la trama di un romanzo, ha molto a che fare con la fragilità dei partiti, con l’emergere di oligarchie territoriali, con il prevalere di una politica tutta concentrata sulla manovra di giornata, su un tatticismo esasperato, sulla competizione interna a una alleanza – quella progressista – che non può essere solo un cartello elettorale».
Lo ha detto Nichi Vendola, presidente di Sinistra Italiana ed ex presidente della regione Puglia commenta le cause della rottura tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle a Bari e in generale in Puglia.
Alla domanda se abbia ragione Schlein a parlare di lealtà che va rispettata o Conte quando afferma che il Pd deve chiudere con cacicchi e capibastone, Vendola risponde: «Potrebbero avere ragione entrambi. Anche se penso che occorra un’analisi più ponderata e coraggiosa, diciamo meno propagandistica, sulle ragioni della permeabilità della politica ai più inquietanti fenomeni corruttivi. Occorre una bonifica seria, collocare la «questione morale» di Enrico Berlinguer tra gli oggetti di antiquariato è stato una colpa imperdonabile».
A questo punto la rottura Pd-M5S può essere anche a livello nazionale? «C’è un tifo da stadio in tutto l’establishment contro il cosiddetto `campo largo´, lo vorrebbero subito celebrare come un camposanto: a noi, Sinistra Italiana e Verdi, e a Conte non perdonano il reddito di cittadinanza e il pacifismo. Diciamo che ci è concesso di essere progressisti, ma di rito liberista e acriticamente atlantista».
«Noi invece abbiamo il dovere di insistere, di rendere il nostro campo più ricco di protagonismo sociale e di culture critiche, di costruire nel vivo dei conflitti (di classe, di genere, ambientali) il nostro programma dell’alternativa», risponde il presidente di Sinistra Italiana.