L’arresto di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, rientra in un’ampia indagine da parte della Procura di Genova, che ha contestato all’ex berlusconiano di aver accettato finanziamenti elettorali per 74.100 euro in cambio di una serie di favori, tra cui l’approvazione della pratica per il rinnovo della concessione trentennale del Terminal Rinfuse nel porto di Genova e assegnazioni di aree, oltre ad agevolare il tombamento di Calata Concenter.
Per questo Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale e oggi amministratore delegato di Iren, avrebbe ricevuto da Spinelli 15mila euro in contanti, 42 notti in hotel di lusso a Montecarlo comprese giocate al casinò, massaggi e trattamenti estetici per un valore complessivo di oltre 42mila euro, una borsa Chanel e un bracciale Cartier.
L’imprenditore avrebbe poi offerto un incarico con retribuzione di 300mila euro all’anno una volta terminato il mandato in porto, oltre alla disponibilità di una carta di credito durante un viaggio a Las Vegas. Coinvolto inoltre Mauro Vianello, azionista di maggioranza dell’impresa Santa Barbara attiva nel porto di Genova, che avrebbe messo a disposizione di Signorini auto, denaro per il banchetto nuziale della figlia, un Apple Watch e un soggiorno nel suo appartamento in cambio di un provvedimento per aumentare la tariffa oraria delle prestazioni.
Secondo l’accusa Toti e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani, anche lui ai domiciliari, avrebbero accettato da Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, la promessa di un finanziamento illecito tramite pagamento occulto di messaggi pubblicitari a fronte dell’impegno di sbloccare pratiche pendenti in Regione per due nuovi supermercati a Genova.