A un mese dalle elezioni europee non manca proprio nulla, anzi c’è molto di peggio rispetto alle precedenti edizioni. Il dio consenso, la divinità prima di queste elezioni, che chiede a volte anche di prostituirsi, per soldi e vantaggi, domina imperterrita. In suo nome non c’è solo il mercimonio dei voti (su cui, grazie a Dio, qualche procura indaga) ma c’è la manifestazione ossessiva del proprio IO. Non esiste più tanto un progetto, delle idee (o ideologie), delle alleanze, una visione di Europa (chi ne parla? Uno su mille, se tutto va bene), esiste l’IO: immorale, distruttivo delle istituzioni, volgare.
Chiedere il voto annunciando in anticipo che non si vuole ricoprire il ruolo di parlamentare europeo è vergognoso; contrario a qualsiasi etica (laica o cristiana che sia); mancante di rispetto verso l’elettore, che se non comprende questi ignobili giochi della politica o è ignorante o è corrotto. Le elezioni non sono e non possono essere il plebiscito per una persona o partito, per calcolare il loro peso politico in vista di altro.
Questi IO debordanti offendono anche le istituzioni democratiche nazionali ed europee: se voglio concorrere al posto di parlamentare europeo, mi dimetto dalla carica che ricopro, compresa e in primis quella di presidente del consiglio, e corro correttamente in campagna elettorale. Le istituzioni sono una cosa molto seria, se qualcuno crede di servirsene in questo modo si sbaglia, le sta solo offendendo e in parte distruggendo. Ma il quadro non sarebbe completo se non si citassero le tante volgarità annesse e connesse a questa fiera dell’IO politico.
A iniziare dal prevedere un “detta Giorgia” sulla lista dei candidati per poter poi annunciare “scrivete Giorgia” sulle schede, ovvero l’apoteosi dell’IO; senza dimenticare le tante volgarità e idiozie seminate dal candidato Vannacci; senza dimenticare il fatto che qualcuno propone, sui manifesti, Berlusconi presidente. Persino i morti non possono restare in pace. Il dio consenso trascina vivi e morti nel suo turbinio di indecenze.
Il PD ha perso una settimana per decidere se porre il nome della segretaria sullo stemma; quindi, si deduce che anche tra loro molti IO sono ingombranti: A proposito la segretaria se sarà eletta sarà parlamentare europea o no, e quindi si dimetterà da segretaria oppure parliamo di superpoteri che le permettono di assumere due ruoli delicati e onerosi insieme? L’analisi potrebbe continuare, specie se si pensa a tutti quei corrotti che si candideranno a destra come a sinistra e a centro. Per tutti loro le elezioni europee servono per contarsi, come partito e soprattutto per piccole trame, non sempre pulite. Di Europa non si parla quasi per niente e la voglia di non votare cresce a dismisura, preoccupando tutte le persone che credono nella politica e nell’Europa seriamente.
Eppure, è proprio l’astensione a favorire questi politici in cui abbiamo perso la fiducia e che stanno rovinando il nostro Paese. La loro qualità (scadente) personale e politica è un grande incentivo a votare, per cambiare seriamente. Allora è il caso fermare nella nostra mente alcuni punti fermi. Prima di tutto è immorale votare chi non intende svolgere, con costanza e impegno, il proprio mandato europarlamentare. Poi, come per tutte le elezioni, i requisiti etici perché il voto sia dignitoso e accettabile, è scegliere, nel proprio partito o schieramento di riferimento, candidati:
- di accertata maturità umana e relazionale;
- di provata maturità e probità etica:
- di competenza (almeno sufficiente) per esercitare la responsabilità politica coinvolta.
Accanto a questo discernimento personale e comunitario sui candidati, c’è un’altra opera urgente da svolgere: in questo mese incontrare e dialogare (con un caffè o una pizza o una passeggiata) amici o conoscenti che non vogliono votare. Dialogare fa bene a tutti. Se il dialogo è onesto e approfondito a aiuta a crescere ed evitare estremismi inutili. Il dialogo tra diversi ci ha donato una delle Costituzioni più belle del mondo e assicurato la cerscita del nostro Paese sulle macerie fasciste e bellicose. La politica, come il potere, insegnava la Arendt “emerge ogni volta che la gente si unisce e agisce di concerto. La sfera politica sorge direttamente dall’agire insieme, dal condividere parole e azioni”.
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