Giuseppe Conte, durante una conferenza alla Stampa Estera, ha attaccato il governo sulla scelta di astenersi all’Onu sul voto per la risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza.
«Il voto italiano all’Assemblea delle Nazioni unite è una ferita che si aggiunge a due altre ferite quando l’Italia si è astenuta due volte di fronte a una risoluzione che prospettava il cessate il fuoco a Gaza».
«Il 7 ottobre è una pagina atroce, un attacco terroristico di fronte al quale siamo inorriditi, però la reazione di Israele è inaccettabile e non possiamo essere silenti. Io non posso sentirmi rappresentato da un governo che con ignavia e vigliaccheria in tre passaggi decisivi alle Nazioni Unite si astiene.
«Che devo pensare? Che fa prevalere la solidarietà al governo destra di Netanyahu? Posso pensare che la solidarietà politica possa prevalere di fronte a questo massacro? Noi riconosciamo il diritto di Israele alla propria difesa, ma quello che sta succedendo è inaccettabile e la nostra condanna è ferma, fermissima».
Poi un passaggio sulle prossime elezioni Europee. «Per noi la direzione è chiara: noi vogliamo più Europa, un’Europa verde, equa e solidale, e ci batteremo con le altre forze progressiste per imprimere con coraggio e determinazione questa strada. Delle volte si parla di europeismo critico, be’ il nostro lo è perché noi non stiamo a compiacere, a inseguire il mainstream in Europa. Noi siamo europeisti convinti ma per noi la direzione è chiara».
«La nostra idea di Europa l’abbiamo già dimostrata nei fatti: nel momento più duro della pandemia abbiamo lavorato a una risposta solidale e collettiva. Sicuramente il nostro era tra i paesi più colpiti e interessati a una risposta che fosse europea, ma abbiamo sempre lavorato a una risposta collettiva» dimostrando che «nei momenti più difficili l’Europa può fare uno scatto avanti: pensate cosa sarebbe significato se ognuno avesse fatto per se, sarebbe scattata una concorrenza tra Stati membri, con una distribuzione dei rimedi iniqua».
Quanto al Next Generation Ue, «io ho sempre detto che senza una risposta comune l’economia l’Italia ne sarebbe uscita distrutta, ma nessuno ne avrebbe tratto vantaggio: è con questo spirito che nasce, non come favore all’Italia. Noi abbiamo indicato una strada, poi si è un po’ persa perché un piano di finanziamento doveva diventare non straordinario ma strutturale, ma quel discorso si è un po’ interrotto. Non è stata fatta una battaglia vera affinché quella svolta diventasse definitiva per affrontare le sfide che ci attendono. oggi siamo tornati a un patto di stabilità fondato sulla vecchia logica dell’austerità. La nostra idea è invece quella di proseguire su quella strada. Noi siamo per l’allargamento dell’Europa -tanti paesi aspirano e stanno facendo percorsi impegnativi e travagliati per mettersi nelle condizioni- ma se andiamo con queste regole di governance, l’Europa non sarà governabile. Abbiamo tanto da lavorare».
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