Il segretario della Cgil Maurizio Landini, in un’intervista a La Repubblica, è tornato a parlare della campagna per un referendum che abroghi la riforma del lavoro. «Il Jobs Act ha diviso le persone. I nuovi assunti e chi cambia lavoro dopo il 7 marzo 2015 non ha più la tutela della reintegra contro i licenziamenti illegittimi. Questo crea divisione nel mondo del lavoro, tra chi ha più tutele e diritti e chi meno. Di questo chiediamo l’abrogazione. Poi è sotto gli occhi di tutti che l’uso delle false partite Iva non si è mai fermato. Basta guardare alla tragedia di Firenze, la strage dei cinque operai morti nel cantiere del supermercato. Su 60 imprese risulta che 20-25 erano in realtà singole partite Iva».
«La logica di ridurre le tutele ai garantiti anziché allargarle ai non garantiti ha prodotto una precarietà senza precedenti nella storia d’Italia e senza paragoni nell’Europa industrializzata. Si è affermata una legislazione del lavoro che nulla ha a che fare con l’insegnamento di D’Antona. E un modello di impresa fondato sul basso costo del lavoro, sulla precarietà e sulla logica di subappalti, esternalizzazioni, gare al massimo ribasso, anziché su investimenti, sicurezza, qualità del lavoro e innovazione».
Oggi Landini parteciperà alla commemorazione, in via Salaria a Roma, proprio di Massimo D’Antona, il giuslavorista ucciso dalle Nove Brigate Rosse 25 anni fa: «L’eredità di Massimo D’Antona la sentiamo forte. Lavorava per estendere a tutti i lavoratori stesse tutele e stessi diritti».