Giuseppe Conte, in una intervista a La Stampa, ha parlato dell’appuntamento elettorale del prossimo weekend, spiegando che «siamo a un bivio storico, non si può rimanere a casa, bisogna a votare. Le persone devono comprendere che questo è un appuntamento decisivo, che in Europa si prendono decisioni fondamentali per la loro vita quotidiana e che noi dobbiamo mandare a Bruxelles costruttori di pace».
«Ma questo non è solo un problema per il MSs, è un problema per la nostra democrazia. è vero che c’è una tendenza a percepire l’Europa come qualcosa di estraneo rispetto all’Italia, ma c’è una disaffezione più generale per la politica, causata dal fatto che c’è chi chiede il voto dei cittadini e poi, una volta eletto, fa il contrario di quanto promesso. Le persone si aspettano di vedere rispettati gli impegni elettorali, noi su questo siamo sempre chiari e trasparenti».
«Io penso che avranno innanzitutto rilievo per i futuri scenari europei. Ma è evidente che, se i leader dei partiti personalizzano le elezioni, peraltro prendendo in giro i cittadini, la ricaduta nazionale è inevitabile. E, come nel caso della premier Meloni, l’effetto finale è una sorta di referendum personale sulla leadership».
«Non sarà un risultato contingente a modificare il nostro atteggiamento: siamo pronti a un dialogo serrato con il Pd, per noi contano ora e conteranno dopo solo gli obiettivi politici e i progetti da realizzare».
Schlein dice che subito dopo il voto bisognerà rimettersi al tavolo per costruire l’alternativa: «E a quel tavolo ci troverà». Quindi non cambia nulla se, per pura ipotesi, il Pd stacca di 10 punti il Movimento: «No, la nostra predisposizione alla coalizione resterebbe inalterata, come abbiamo dimostrato in tante realtà locali, in cui siamo alleati e sosteniamo gli stessi candidati a sindaco».
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