L'allarme di Confcommercio: "Negli ultimi 10 anni hanno chiuso 160mila imprese giovanili, rischiamo la desertificazione"
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L'allarme di Confcommercio: "Negli ultimi 10 anni hanno chiuso 160mila imprese giovanili, rischiamo la desertificazione"

Sangalli, Confcommercio: «Il rischio di desertificazione commerciale è alla fine una ferita per l'idea di cittadinanza. Ma va livellato il campo di gioco: stesso mercato, stesse regole, amministrative o fiscali che siano». 

L'allarme di Confcommercio: "Negli ultimi 10 anni hanno chiuso 160mila imprese giovanili, rischiamo la desertificazione"
Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli
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12 Giugno 2024 - 12.29


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Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, all’assemblea generale della confederazione, ha elencato i dati allarmanti sulle numerose chiusure che negli ultimi anni hanno coinvolto gli esercizi commerciali in Italia, dai più grandi ai più piccoli.

«Il ruolo economico e sociale del commercio, dei servizi di prossimità sempre più si scontra col preoccupante fenomeno delle chiusure delle attività nelle città, dai centri storici alle periferie. La riduzione del numero di negozi, negli ultimi undici anni, ha addirittura superato in alcuni territori il 25%». 

«il rischio di desertificazione commerciale è alla fine una ferita per l’idea di cittadinanza. Ma va livellato il campo di gioco: stesso mercato, stesse regole, amministrative o fiscali che siano». 

«L’imprenditoria giovanile ha registrato negli ultimi dieci anni una riduzione di circa 160.000 imprese. Senza questa battuta d’arresto, influenzata dall’invecchiamento della popolazione e dalle difficoltà del ricambio generazionale, il Pil sarebbe stato ben superiore. Perché sono i giovani che, in gran parte, sospingono innovazione e produttività». 

Sul fisco «penso alla Global minimum tax, per la quale occorre un deciso impegno europeo: resta determinante per raggiungere una giusta tassazione delle grandi multinazionali, delle grandi piattaforme digitali globali. Lo ripetiamo ancora una volta: non è equo e non è giusto che un imprenditore, piccolo, medio o grande che sia, debba pagare le tasse tutte e subito, mentre questo non vale per le grandi piattaforme digitali». 

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