Per Enrico Borghi, ex Pd passato con Renzi a Italia Viva, il disastroso risultato dell’ex Terzo Polo alle elezioni Europee è figlio delle divisioni interne ai cosiddetti riformisti.
«L’errore fondamentale è stato andare divisi alle elezioni europee. Se tutti i riformisti italiani avessero costruito una lista unitaria, sotto la bandiera degli Stati Uniti d’Europa, oggi un milione e mezzo di italiani, che si è espresso in questa direzione, avrebbe avuto 6 o 7 europarlamentari nel gruppo di Renew Europe. La divisione non paga».
«Le divisioni si superano con la politica, mettendo al centro le questioni di merito e di prospettiva. Faccio un esempio: probabilmente tra un anno gli italiani saranno chiamati a votare sul referendum per l’abrogazione del Jobs act. Credo che quella sia una campagna che tutti i riformisti devono ingaggiare con grande convinzione e volontà per il futuro. Non si tratta della difesa di un passato, ma di una idea del domani. Penso al modello britannico, in cui il Labour dopo un decennio di nazionalismo, riprende un agenda riformista per il Regno Unito. Ecco, nel nostro paese ci sono tutte le condizioni per cui una agenda riformista possa parlare agli elettori. La guida? Cominciare una discussione partendo dai nomi è come costruire la casa partendo dal tetto».
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