Massimo Cacciari, intervistato da La Stampa, ha analizzato la delicata situazione europea, con l’estrema destra che sta avanzando un po’ ovunque. Anche in Italia, ovviamente, anche se il filosofo ex sindaco di Venezia non ritiene drammatica come quella francese la situazione del nostro Paese.
«Non basterà cantare Bella Ciao in nome dell’antifascismo a contrastare il governo. In Francia si tratta dell’ultimo disperato tentativo di fermare l’irresistibile ascesa di Le Pen, una politica che deve ancora accreditarsi e la cui evoluzione è dubbia. Qui abbiamo l’opposizione in piazza contro un governo che non ha certo, a livello internazionale, i tratti del Rn. In Francia la messa insieme emergenziale dei cocci della democrazia repubblicana al suono della Marsigliese avrà effetto. In Italia non funzionerà».
Nel cosiddetto campo largo «il problema non sono le differenze o le similitudini ma il programma. Quel che limita il campo largo è l’assenza di strategia. Non abbiamo sentito nulla se non slogan. Sono divisi, sì, ma sul nulla. Inoltre dopo la figuraccia delle ultime elezioni, bisognerebbe smettere di parlare di Renzi e Calenda. Facciano quel che vogliono. Il discorso qui riguarda un’area verde e di sinistra più il Pd e i 5 Stelle. Ma una federazione la fai quando hai un federatore: dalla competizione per l’egemonia e dalla dialettica politica deve emergere qualcuno o non si combinerà nulla».
«Schlein deve riuscire a trovare con i 5 Stelle l’accordo su chi debba essere il primum inter pares. Non basta mettere dentro Tarquinio e il suo opposto. E il primum inter pares deve avere un programma. A destra si è passati da Silvio Berlusconi, che aveva trovato una virtuosa mediazione con la Lega di Bossi e con la destra meridionale, a una coalizione con contraddizioni più esplosive come il premierato e l’autonomia. La sinistra avrebbe gioco facile a fare leva su questo per far esplodere il governo».
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