L’Autonomia differenziata approvata dalla destra rischia di mettere ulteriormente in ginocchio le fasce più deboli della popolazione italiana, a partire dalle regioni del Sud. Intervistato da Il Mattino, il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia ha analizzato la questione.
«L’Autonomia differenziata è un tradimento del Mezzogiorno. Ma non solo. Anche delle aree interne e delle aree di montagna. È un tradimento di tutte le parti del Paese che hanno bisogno della garanzia assoluta della presenza dello Stato affinchè siano garantiti i servizi essenziali a partire dalla sanità e i trasporti. Già le condizioni attuali hanno cristallizzato le diseguaglianze presenti. Con l’autonomia differenziata si dà le possibilità a Regioni ricche, penso a Lombardia e Veneto, di gestire da sole settori fondamentali lasciando indietro le Regioni più povere. Così si inizia la scorporazione dell’unità del Paese che è l’opposto di ciò che vogliamo noi ma anche di quello che dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella».
«Il problema sostanziale è che non attua in nessun modo il principio di sussidiarietà. E si vede da un punto fondamentale: è una legge a invarianza di spesa. Come si realizza davvero l’equilibrio tra Nord e Sud se non ci sono fondi per finanziarie perequazione e sussidiarietà? La tesi di Calderoli, in buona sostanza, è questa: ognuno utilizza le proprie risorse. Questo impoverirà le aree svantaggiare, benchè ora siano in crescita. Per questo è un doppio tradimento del Sud: perché il Sud in questa fase sta crescendo ed è necessario per l’Italia intera, ma a ben vedere per l’Europa, che continui a farlo. Con l’autonomia differenziata, invece, rischia di indietreggiare. I dati pubblicati in queste settimane dal `Mattino´ dimostrano che la Puglia e la Campania crescono più di Veneto e Lombardia».
«Ma i governatori meridionali non hanno la possibilità di ottenere finanziamenti adeguati, ad esempio sulla sanità e sui trasporti. E con il ddl Calderoli tutto questo peggiorerà. L’autonomia che proponevamo noi era un’autonomia che attuava sussidiarietà. Noi volevamo applicare una legge ispirata a Don Sturzo, guardando al decentramento dei Comuni. Loro si ispirano ad Alberto Da Giussano. Sono modelli diversi. Nel nostro modello si prevedeva prima di ogni altra cosa l’individuazione dei Lep e il loro finanziamento, iniziando il processo di perequazione. Qui, insisto, non ci sono i fondi per i Lep».
«Martedì nella manifestazione in piazza Santi Apostoli si è creato un vero e proprio fronte costituzionale. Un fronte fatto non solo dai partiti, ma da associazioni e sindacati. Una bella piazza spontanea e popolare. Si è unita l’Italia che si indigna e che difende il tricolore e non le bandiere regionali».
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