Perché Giorgia Meloni deve usare la parola 'fascista' se parla della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna
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Perché Giorgia Meloni deve usare la parola 'fascista' se parla della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna

il 2 agosto del 1980 una bomba esplosa alle 10.25 alla stazione di Bologna uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Il più devastante attentato degli anni di piombo. Eppure...

La strage alla stazione di Bologna
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Gianni Cipriani Modifica articolo

1 Agosto 2024 - 20.25


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il 2 agosto del 1980 una bomba esplosa alle 10.25 alla stazione di Bologna uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Il più devastante attentato degli anni di piombo.

Le indagini per risalire agli esecutori e ai mandanti furono molto difficili anche in virtù dei depistaggi messi in atto per confondere la magistratura e la polizia giudiziaria.

Tuttavia l’inchiesta ha accertato la pista neofascista e per la strage fono stati condannati in via definitiva Giuva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini appartenenti al gruppo neofascista dei Nar, i nuclei armati rivoluzionari.



Per i depistaggi furono condannati l’x capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali del Sismi – il servizio segreto militare – Pietro Musumeci, e Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza che il quel periodo collaborava con il Sismi guidato dal generale Santovito, anche quest’ultimo appartenente alla Loggia P2.

Nonostante le condanne l’estrema destra neo-fascista, missina e post-missina ha sempre rifiutato di accettare la verità giudiziaria sulla stage.

 In questi anni in tanti, soprattutto di quell’area politica, hanno tentato di accreditare piste alternative che poi si sono rivelate prive di fondamento.



Quella palestinese, ossia la strage opera non dei fascisti ma esponenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, come ritorsione per l’arresto, avvenuto a  Bologna nel 1979 di Abu Saleh, un loro militante che era in Italia.

Quella che chiamava in causa il terrorista internazionale Carlos che avrebbe fatto parte di un complotto ordito sempre dai palestinesi ma anche  con la complicità dei servizi segreti della Libia di Gheddafi

Senza poi dimenticare la tesi di Gelli ossia di un esplosione accidentale durante il trasporto in Italia di un quantitativo di esplosivo, sempre dall’aera rivoluzionaria e palestinese, con una cicca lanciata da qualcuno che avrebbe fatto esplodere una valigia lasciata momentaneamente incustodita. .


Lo scorso anno poi si è alzata una cortina fumogena su un documento segreto del Sismi che avrebbe dimostrato la pista medio-orientale e che veniva tenuto nascosto. Falso: il segreto di Stato non si può opporre se si indaga sul reato di strage.

Per portare avanti queste tesi c’è stata ancora una grande attività nell’ambito della Commissione sul terrorismo e le stragi e poi nella commissione Mitrokhin.

Per quanto riguarda il cosiddetto documento segreto – che da ex consulente della commissione Mitrokhin conosco benissimo come del resto tutti coloro che hanno operato nella commissione – pur senza entrare troppo nel merito posso dire che non dimostra assolutamente nulla. Ma proprio nulla. Fumo.

E comunque in questi anni le indagini sono andate avanti. E non solo le piste alternative si sono rivelate fuorvianti ma le responsabilità fasciste sono diventate ancora più evidenti.

I nuovi accertamenti hanno portato alla condanna all’ergastolo dell’ex appartenente ai Nar Gilberto Cavallini.

E hanno portato alla condanna all’ergastolo dell’ex Primula nera di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini la cui presenza alla stazione di Bologna è stata processualmente accertata perché compare in un video amatoriale girato poco prima dell’esplosione. Che si trattasse di Paolo Bellini è stato confermato dalla moglie.

Attualmente gli ergastoli a Cavallini e Bellini sono stato confermati in appello ma manca ancora il pronunciamento della Cassazione.

Le nuove indagini hanno inoltre fatto emergere che tra i mandanti e i finanziatori della strage ci furono Licio Gelli, il capo della P2,  il potente capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, Federico Umberto D’Amato (che è comparso in moltissime inchieste sull’eversione in italia) , il massone Umberto Ortolani e il giornalista Mario Tedeschi già senatore del Movimento Sociale e poi passato nel 1977 a Democrazia Nazionale, una scissione missina. Tutti i mandanti e finanziatori indicati dalla magistratura appartenevano alla P2.

Insomma sulla strage di Bologna c’è una solida verità giudiziaria e ogni nuovo tassello non solo smentisce le piste alternative rilanciate dalla destra ma dimostra in maniera più solda la pista fascista.

Per questo ci aspettiamo che l’attuale presidente del consiglio, che in questi anni si è sempre nascosta dietro formulazioni generiche, riconosca con chiarezza quello che è evidente a tutti e voglia chiamare la strage del 2 agosto nel 1980 con il suo vero nome: la strage fascista della stazione di Bologna

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