E’ ormai scontro aperto tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte su simbolo e mandati. Il garante del M5s, in un lungo post sul proprio blog intitolato `Il nostro Dna´ mette i puntini sulle `i´ in vista dell’assemblea costituente di ottobre, destinata a traghettare il Movimento 5 Stelle nel futuro.
«Durante tutto questo cammino – scrive Grillo – ci siamo sempre ancorati a tre pilastri imprescindibili: il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato. Questi tre nostri pilastri non sono in nessun modo negoziabili, imprescindibili e non possono essere modificati a piacimento. Sono il cuore pulsante del MoVimento 5 Stelle, il nostro faro nella tempesta. Cambiarli significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto nel MoVimento l’unica speranza di cambiamento reale».
Un altolà respinto però al mittente dal presidente del M5s attraverso un video di poco più di tre minuti registrato a Villa Borghese e diffuso via social in cui si ribadisce che il processo costituente non si ferma e culminerà nell’assemblea finale di fine ottobre.
«Un grande processo rifondativo che serve a riossigenarci, a rilanciare la nostra proposta politica», sottolinea Conte chiarendo che «in questo processo non ci sono gerarchie. Io stesso mi metto da parte, insieme ci mettiamo da parte con l’attuale gruppo dirigente, lasciamo che siate voi iscritti, simpatizzanti a indicarci le soluzioni, voi a votarle». Senza nessun vincolo, senza alcun perimetro prestabilito. «Potremmo discutere di tutto, rifondarci integralmente. Sì, anche il simbolo, anche la denominazione, anche le regole organizzative potranno essere discusse», è quindi il messaggio alla base, ma anche a Grillo. Perché, afferma l’ex premier, «non possiamo ammettere che quando a pronunciarsi sia la comunità degli iscritti si debba decidere da parte di alcuni arbitrariamente e preventivamente di cosa si può discutere, su cosa si può deliberare». «In passato non è stato così, in passato il simbolo è stato cambiato più volte. È stata cambiata anche la regola del doppio mandato. Ricordate la regola del mandato zero? – evidenzia Conte -. Bene, non possiamo ammettere che quando queste decisioni sono prese da due, tre, quattro, cinque persone, va tutto bene e quando invece è la comunità degli iscritti nell’ambito di un processo costituente così coinvolgente, coraggioso e rivoluzionario questo non va bene».
Insomma nessuna apertura a Grillo che nel post in cui si era firmato come «garante e custode dei valori fondamentali dell’azione politica del M5s» aveva chiesto agli attivisti, e indirettamente anche a Conte, «di riflettere profondamente, di ascoltare la vostra coscienza. In questo momento cruciale non possiamo permetterci di smarrire la nostra rotta. Custodiamo e proteggiamo ciò che abbiamo costruito insieme. Il MoVimento è e deve rimanere una forza di cambiamento autentico, e per farlo, dobbiamo rimanere fedeli ai nostri principi fondativi». Un post che secondo quanto filtra alcuni parlamentari pentastellati hanno letto come una sorta di «colpo di coda» da parte di Grillo, «simbolo però di debolezza».
Di certo, per il fondatore il processo costituente lanciato da Conte andrebbe quanto meno indirizzato perché «un partito politico non dovrebbe mai cedere alla tentazione di mutare il proprio simbolo: è la bussola che orienta il cammino verso il futuro, senza mai tradire il passato». E non solo. Anche sul nome Grillo non transige. Cambiarlo – mette ancora nero su bianco – «è come rinunciare a un ponte invisibile che collega chi siamo a chi vogliamo diventare. Difenderlo significa difendere la nostra storia». Infine il nodo sul tetto del secondo mandato, su cui il Movimento si è interrogato a più riprese nel corso degli anni. «Limitare i mandati significa restituire al popolo la sovranità che gli spetta, è un presidio di democrazia, impedisce che pochi individui si arroghino il diritto di governare in eterno», scrive ancora Grillo. Che non le manda a dire: «La regola del secondo mandato è un principio che ci distingue, che ci ha resi unici, che ci rende liberi dal potere e dalle sue tentazioni. È la garanzia che il MoVimento rimarrà sempre fedele al suo spirito originario: servire i cittadini e non il potere, con rappresentanti che portano avanti le idee e non le proprie ambizioni personali». Tesi tuttavia non condivisa da Conte, che tira dritto aprendo così una frattura che stavolta potrebbe non ricomporsi
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