Tra le diverse cose discusse al Cdm odierno ci sono anche le nuove disposizioni per i centri in Albania rimasti inesorabilmente vuoti. E’ stato stabilito che potranno essere inviate anche persone trattenute in Italia per il rimpatrio e non solo richiedenti asilo da Paesi sicuri che non hanno mai toccato il territorio europeo.
Il Consiglio dei ministri ha così individuato una soluzione per utilizzare le strutture rimaste ancora vuote dopo i ripetuti tentativi del governo di trasferirvi i migranti irregolari e lo stop dei giudici che hanno richiamato la normativa internazionale e sollevato conflitti di fronte alla corte europea.
Da Palazzo Chigi si fa trapelare che si è condivisa questa soluzione «in via informale con la Commissione europea», precisando però, senza «mandare loro il testo del decreto», e che questo testo si limita a questo aspetto senza contenere altre norme in materia di immigrazione seguendo una precisa «indicazione del Quirinale».
Da Palazzo Chigi si è voluto specificare che «contrariamente a quanto affermato dalla stampa, l’accordo con l’Albania non vieta questa modifica». In quanto, si sottolinea, «è espressamente detto che possono essere portati nei centri i migranti che devono essere rimpatriati».
Si specifica anche che seppure il decreto va a modificare la legge di ratifica dell’accordo, «questo non contrasta con l’articolo 72 della Costituzione, che vieta solo i decreti legge per l’autorizzazione della ratifica, ma non per le norme dell’adattamento dell’ordinamento italiano contenute nella legge di ratifica. A riguardo ci sono vari precedenti».
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso della conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio dei ministri ha detto che «Il decreto varato oggi interviene sulla legge di ratifica del protocollo Albania, rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente di Gjader, tra le altre, anche per le persone che possono essere trasferite dall’Italia e non come prevedeva la legge di ratifica solo per quelle che venivano trasferite all’esito di operazioni di soccorso in mare».