“Grillo fa il grullo” e il premier Letta “per ora se la cava”, ma la vera speranza sono le donne, perché “le capacità ci sono”, devono solo crescere “senza complessi di inferiorità”. È il testamento che Margherita Hack, l’astrofisica nata a Firenze, il 12 giugno 1922 e scomparsa aTrieste, 29 giugno 2013, aveva lasciato alla rivista ExtraTorino.
Un’intervista raccolta pochi giorni prima della sua morte.
Hack aveva parlato di politica, di etica e di economia verde, ma raccontava anche le aspirazioni alla libertà e alle proprie passioni. Come scrivere “di astrofisica, ma non solo” e andare in bicicletta, che per lei era “il senso stesso della libertà”.
Poi una bacchettata all’uomo, che è il migliore degli altri animali della Terra grazie al cervello, di cui però “in gran parte se n’è servito per perpetrare violenza e arrivare ad essere dominante”.
E un appello finale: “Bisogna fare una legge sul testamento biologico. Un essere umano nelle condizioni di ragionare, intendere e volere deve poter scegliere di non essere sottoposto ad accanimento terapeutico. Soprattutto, se questo viene fatto in nome del fatto che la vita viene vista come un dono di Dio. Lo sarà per chi ci crede. La vita è nostra”.
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