Litigare fa male: triplica il rischio di morte
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Litigare fa male: triplica il rischio di morte

Secondo un'indagine dell'università di Copenaghen, le discussioni con partner, amici e parenti aumentano il rischio di morte durante la mezza età.

Litigare fa male: triplica il rischio di morte
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9 Maggio 2014 - 11.21


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Litigare accorcia la vita, almeno secondo uno studio danese dell’università di Copenhagen: discutere spesso con partner, figli, parenti o vicini di casa può raddoppiare o addirittura triplicare la probabilità di decesso durante la mezza età. Uomini e disoccupati i più esposti perché più ‘sensibili’ alle pressioni della partner.

TRA 36 E 52 ANNI – Gli autori hanno interrogato sulla qualità delle relazioni sociali nella vita di tutti i giorni circa 10mila uomini e donne, di età compresa fra 36 e 52 anni, già inseriti in uno studio nazionale su lavoro, disoccupazione e salute. Le loro condizioni sono state monitorate dal 2000 al 2011, utilizzando i dati del Registro danese delle cause di decesso.
I dati sui decessi nel periodo in esame sono stati ottenuti dal Registro danese delle cause di morte: al netto di fattori confondenti di tipo anagrafico, sanitario o sociale, l’analisi ha rilevato che frequenti conflitti o preoccupazioni causati dal partner e dai figli sono associati a un aumento del 50-100% del rischio di morte per tutte le cause.

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FIGLI E PARENTI – Ma ancora più pericolosi sarebbero i litigi frequenti: discutere spesso con un componente qualunque della propria cerchia sociale (dal compagno ai figli, ai parenti, amici e vicini) raddoppia o triplica il rischio di decesso.
Essere senza lavoro sembra aumentare ulteriormente l’impatto negativo delle tensioni relazionali. E a pagare più pesantemente lo scotto dello stress di coppia sono i maschi, più ‘sensibili’ alle pressioni della partner. Secondo gli autori della ricerca, anche il carattere e la personalità di ciascuno potrebbero influenzare l’impatto dell’effetto litigata. In generale, però, la conclusione è che “la capacità di gestire i conflitti interpersonali può ridurre le morti premature associate allo stress delle relazioni sociali”.

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