Michelle Obama rilancia la guerra contro l'obesità
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Michelle Obama rilancia la guerra contro l'obesità

La first lady riporta sotto i riflettori la sua crociata contro il junk food negli Stati Uniti.

Michelle Obama rilancia la guerra contro l'obesità
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5 Giugno 2014 - 11.35


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Dalle colonne del Nyt, Michelle Obama rilancia la sua crociata contro il junk food e per pranzi più sani nelle mense scolastiche, dichiarando guerra a pizze e patatine nelle mense. Il tutto nell’ambito di ‘Let’s Move’, la campagna contro l’obesità infantile.

La first lady accusa il Congresso di voler annacquare misure già varate. L’ultimo rapporto dell’Università di Washington parla chiaro: uno su tre al mondo è obeso o in sovrappeso e l’America è in testa tra i Paesi ricchi.

«L’obesità infantile per me non è solo una preoccupazione in quanto First Lady, ma anche come madre», ha detto Michelle Obama in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente spiega il suo impegno per sostenere sport e un’alimentazione sana.

«Abbiamo sempre saputo che l’obesità infantile era una seria questione di salute pubblica. Oltre alla dimensione sanitaria, però è anche una seria questione economica: spendiamo circa 190 miliardi di dollari all’anno per curare le malattie collegate a questa condizione fisica».

La first lady riflette anche sulle conseguenze sulla sicurezza nazionale: «l’obesità è una delle cause principali che squalificano per il servizio nelle forze armate». Ripercorre quindi la serie di iniziative avviate contro l’obesità infantile: con il ‘Healthy, Hunger-free Kids Act’ «decine di milioni di studenti in tutta l’America stanno ricevendo ora pasti più nutrienti» e «dal prossimo anno anche gli snack e gli spuntini offerti nelle scuole dovranno rispettare standard nutritivi più alti».

Michelle Obama sottolinea anche l’impegno per aumentare l’attività fisica nelle scuole e per i bimbi degli asili: «Negli Stati Uniti noi abbiamo iniziato stabilendo un obiettivo, mettere fine all’epidemia dell’obesità infantile nell’arco di una generazione. Quindi abbiamo sviluppato un approccio multicomprensivo. Abbiamo coinvolto e attivato insieme persone di ogni settore della nostra società», dagli insegnanti, ai religiosi, alle celebrità. Esclude però che ci sia una soluzione per risolvere il problema dell’obesità a livello globale ma «ciascun Paese deve identificare le cause del problema, e dare potere agli individui appartenenti a ogni settore della società a cui appartengano che possono trovare le soluzioni».

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