Il giorno in cui partì per il suo lungo viaggio, era sicura che la sua meta finale dovesse essere un pianeta. Ma quando già era in volo, giù a terra decisero che no, non di pianeta a tutti gli effetti si trattava, ma d’un pianetino come tanti.
È di Plutone, che parliamo, declassato a nano il 13 settembre del 2006 dall’Unione astronomica internazionale. E della sonda NASA New Horizons, lanciata nel gennaio del 2006 e oggi a un anno esatto di distanza dalla meta. Meta che, seppur nel mentre declassata, non ha perso un briciolo del suo fascino misterioso. Plutone rimane infatti un territorio completamente sconosciuto. Così lontano che persino lo Hubble Space Telescope lo vede a fatica. Le poche immagini a disposizione raccontano d’un mondo sferico, di colore rossastro e dinamico, nel senso che lassù qualcosa sta accadendo. Ma nessuno sa che cosa.
Insomma, quale che sia la vista che New Horizons si appresta a offrirci, sarà una prima assoluta, e la responsabile della missione, Adriana Ocampo, è certa che avremo di che rimanere sorpresi. Nella comunità scientifica c’è già chi si è spinto a ipotizzare la presenza di anelli, come quelli di Saturno, di geyser o addirittura di laghi. Per scoprirlo, occorre attendere l’apice del flyby, in calendario per il 14 luglio del 2015, quando New Horizons si troverà ad appena 10mila km dalla superficie del pianeta: una distanza sufficiente a risolvere dettagli di dimensioni paragonabili a quelle d’una casa.
Ma anche una distanza pericolosa: gli scienziati sono infatti in grande apprensione per la possibile presenza di detriti spaziali, dovuti all’impatto di piccoli asteroidi con le cinque lune di Plutone. Comunque stiano le cose, quel che è certo è che la sonda dovrà cavarsela per lo più da sola, visto che già ora i comandi via radio inviati da Terra, pur viaggiando alla velocità della luce, richiedono circa quattro ore per giungere a destinazione.