Le esplosioni dell'Etna utili per studiare Marte
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Le esplosioni dell'Etna utili per studiare Marte

Una ricercatrice ritiene che analizzando campioni di roccia vulcanica sulla Terra e su Marte si può determinare quali hanno avuto contatto con l'acqua durante la loro formazione.

Le esplosioni dell'Etna utili per studiare Marte
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6 Ottobre 2014 - 19.10


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Può un esplosione vulcanica marziana fornire l’indizio di presenza di acqua? Una ricercatrice e i suoi colleghi della Washington State University pensano di sì. Analizzando campioni di roccia vulcanica sulla Terra e su Marte sono stati in grado di determinare quali hanno avuto contatto con l’acqua durante la loro formazione.

Finora i risultati su Marte sono stati negativi: nessuna traccia d’acqua è stata trovata con questo metodo nel sito del rover Curiosity a Gale Crater e del rover Spirit a Gusev Crater. Detto questo, i ricercatori ritengono che tale metodo possa integrare quelli già in uso nella ricerca della presenza di acqua nella roccia sedimentaria.

«Penso che uno studio della composizione vulcanica può rappresentare una nuova inesplorata sfaccettatura della storica presenza d’acqua Marte», dice Kellie Muro, la studentessa di geologia che ha guidato la ricerca, apparsa su Nature Communication. «Nella maggior parte dei casi la ricerca dell’acqua si è concentrata sulle strutture sedimentarie, sia su grande che piccola scala, o cercando rocce calcaree che si sarebbero formate in un ambiente ricco di acqua».

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Non mancano le prove che un tempo l’acqua scorreva su Marte, grazie ad un’atmosfera più spessa che permetteva all’acqua liquida di fluire in superficie. Ma i ricercatori ritengono che lo studio delle rocce vulcaniche possa aiutare a comprendere meglio quanta e quando. Infatti è noto che l’acqua, sulla Terra, può accelerare il processo di raffreddamento della roccia vulcanica, creando vetro. Senza acqua, il raffreddamento rallenta e si formano diversi cristalli. Il team ha quindi confrontato le osservazioni provenienti da due siti su Marte con campioni presi in Nuova Zelanda e in Italia, sul Monte Etna.

Avendo accertato che le rocce terrestri che includevano acqua nella loro formazione hanno una cristallinità che varia dall’8% al 35%, mentre quelli senza acqua hanno cristalli che compongono il 45% e oltre del materiale, l’analisi dei campioni di Marte hanno evidenziato che le eruzioni vulcaniche sono avvenute senza interazione con l’acqua.

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