Il cioccolato fa bene al nostro orgnaismo più di quanto non si pensi. Secondo una ricerca americana, infatti, i flavanoli, antiossidanti presenti nelle fave di cacao, possono regalare a persone di sessant’anni una memoria da 30 o 40enne. Il cacao, infatti, sembra in grado di rallentare, o persino invertire, la perdita di memoria tipica dell’avanzare dell’età.
Lo studio del Columbia University Medical Center di New York è la prima prova che il declino della memoria legato all’età – che può portare le persone anziane a dimenticare piccole cose come i nomi di conoscenti o il posto in cui hanno messo le chiavi – può essere contrastato attraverso cambiamenti nella dieta.
Si tratta di un trial su un piccolo gruppo di persone. Anche per questo Simon Ridley di Alzheimer’s Research UK spiega all’Independent che “il lavoro ha esaminato alcuni possibili effetti dei flavonoli in un breve periodo di tempo, ma noi dobbiamo vedere studi più lunghi e più ampi per comprendere davvero se un aumento nella dieta” di queste sostanze “può potenziare il pensiero in tarda età”.
“Se un partecipante aveva i ricordi di un tipico sessantenne all’inizio dello studio, dopo tre mesi aveva una memoria da 30 o 40enne”, spiega l’autore senior della ricerca, Scott A. Small. La ricerca, pubblicata su ‘Nature Neuroscience’, segue una ricca serie di lavori scientifici sui benefici cardiovascolari del cacao. Secondo gli scienziati, comunque, il lavoro non dovrebbe spingere le persone a mangiare più cioccolato, anche perché il prodotto usato nell’esperimento era un drink realizzato ad hoc, con un quantitativo speciale di fave di cacao. Inoltre il lavoro non ha esaminato l’impatto del cioccolato sulla demenza, che è ben diversa dal declino della memoria legato all’età.
Il team ha esaminato 37 volontari, tra 50 e 69 anni, divisi in due gruppi. A un gruppo sono state somministrate varie bevande al giorno con una dose elevata (900 mg) di flavanoli, mentre all’altro sono stati dati solo 10 mg al giorno di questi antiossidanti. Dopo tre mesi, il primo gruppo ha dato prova di un riconoscimento più rapido e chiaro di modelli visivi. La scansione cerebrale ha mostrato un maggiore afflusso di sangue all’interno del giro dentato dell’ippocampo, una delle poche regioni note per generare cellule cerebrali fresche.