Ci siamo, manca davvero poco all’arrivo della sonda della NASA New Horizons nell’orbita di Plutone. Alle 13:49 (ora italiana) abbiamo potuto dire ufficialmente di aver esplorato tutto il Sistema solare (almeno tutti i pianeti), un’impresa iniziata più di 50 anni fa e che di certo non si concluderà con questa missione. Ma i primi a captare i dati provenienti dalla sonda (lanciata il 19 gennaio 2006 dalla base di Cape Canaveral) non saranno i tecnici della NASA, bensì gli esperti che lavorano al Canberra Deep Space Communication Complex (CDSCC) del CSIRO, che poi manderanno l’immagine direttamente al Jet Propulsion Laboratory (JPL).
Dopo 3462 giorni di missione, il mondo potrà finalmente sapere come è fatto Plutone, quanto è grande, come è composta la sua atmosfera e come questa interagisce con i venti solari. Il tutto da 12500 chilometri dalla superficie del pianeta nano (Plutone non è più un pianeta dal 2006). La sonda della NASA studierà nel dettaglio anche il sistema delle cinque lune ghiacciate che orbitano attorno a 134340 Pluto (questo il suo vero nome): la prima a essere stata studiata è Caronte, che è anche la più grande (forma un sistema binario col pianeta nano), di poco più piccola di Plutone; seguono Idra e Notte, scoperte nel 2005 e di dimensione pressoché simili; infine sono giunti Stige e Cerbero, i satelliti più piccoli di Plutone, ultimi ad essere stati scoperti.
New Horizons è ormai in silenzio radio da questa mattina alle 5:15 (ora italiana), dopo aver inviato a Terra l’ultima comunicazione, la E-Health 1. La prossima volta che i tecnici avranno notizie dal satellite sarà alle 3 di domani mattina, quando la sonda “parlerà” per 18 minuti senza però inviare alcuna foto. Conosceremo solo la sua posizione precisa e saremo sicuri che è sopravvissuta al flyby (anche se i rischi sono davvero pochi).
Come detto, saranno gli australiani a salutare per primi Plutone. Quando le comunicazioni torneranno a regime, i dati arriveranno sulla Terra nel giro di 4 ore e mezza e verranno elaborati dal CDSCC, che fa parte del Deep Space Network della NASA. CDSCC è una delle tre stazioni di monitoraggio in tutto il mondo in grado di fornire il vitale contatto radio di “andata e ritorno” con sonde come la New Horizons a tali incredibili distanze dalla Terra. «Abbiamo monitorato New Horizons dal suo lancio nel gennaio 2006 e attualmente stiamo ricevendo le ultime immagini e la telemetria dal veicolo spaziale che consente al team della missione di prendere decisioni in merito alle correzioni di rotta per iniziare le osservazioni scientifiche», ha detto il direttore del CDSCC Ed Kruzins.
Visto il tempo necessario al segnale per raggiunge la Terra, i dati saranno incredibilmente deboli, quasi piccoli sussurri. Tuttavia grazie alla elevata sensibilità della grande parabola del CDSCC, il segnale da Plutone arriverà forte e chiaro. New Horizons raccoglierà così tanti dati che ci vorrà un anno per trasmetterli tutti e di conseguenza anche per elaborarli. Lewis Balls, a capo dell’Astronomy and Space Science presso il CSIRO, ha detto che la missione New Horizons è stata una delle più grandi esplorazioni del nostro tempo. «C’è ancora tanto che non conosciamo, e non solo su Plutone ma anche su mondi simili», ha aggiunto. «Raggiungere questa parte del Sistema solare è stata una priorità per anni, perché custodisce i mattoni con cui è stato costruito il Sistema solare, “congelati” per miliardi di anni».
Nonostante Plutone sia stato declassato a pianeta nano, è uno degli oggetti che ci può dire di più sulle origini del nostro sistema planetario. «CDSCC è stato coinvolto in molte esplorazioni dello spazio, dalle immagini della prima passeggiata lunare alle viste mozzafiato dalla superficie di Marte, passando per i primi piani di Giove, Saturno, Urano e Nettuno», ha raccontato Balls. «Osservare Plutone sarà la chiave di volta di questa splendida avventura spaziale».