Guardare troppa tv favorisce cancro e ictus
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Guardare troppa tv favorisce cancro e ictus

Guardare la televisione per oltre 3 ore al giorno accorcia la vita, aumentando il rischio di morte per ben 8 tipi di malattie diverse.

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28 Ottobre 2015 - 14.32


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Dopo l’allarme sul consumo di carne rossa gli studiosi ci mettono in guardia da altre abitudini non troppo sane. Guardare la televisione per oltre 3 ore al giorno accorcia la vita, aumentando il rischio di morte per ben 8 tipi di malattie diverse. Sono le conclusioni di uno studio del National Cancer Institute statunitense, pubblicato sulla rivista American Journal of Preventive Medicine. I ricercatori hanno esaminato più di 221.000 individui di età compresa tra 50-71 anni, privi di malattie croniche all’inizio dello studio. L’analisi dei dati ha confermato l’associazione, già suggerita da precedenti ricerche, con un aumentato rischio di mortalità per cancro e malattie cardiocircolatorie, come infarto e ictus. Ha però anche identificato un più elevato rischio di morte anche per altre frequenti malattie come diabete, influenza, polmonite, morbo di Parkinson e malattie del fegato.

In particolare, è emerso che, rispetto a coloro che sono stati davanti al video meno di un’ora al giorno, le persone che hanno riportato di guardare 3-4 ore di televisione avevano il 15% in più di probabilità di morire per qualsiasi causa; coloro che ne vedevano 7 o più ore avevano 47% in più di probabilità di morire già durante il periodo di studio. E queste stime non erano influenzate da fattori come consumo di alcol e fumo. L’80% degli adulti americani guarda in media 3,5 ore di televisione al giorno, consumando così più della metà del tempo libero a disposizione, togliendo spazio a quello potenzialmente dedicabile all’attività fisica.

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“In questo contesto, i nostri risultati si inseriscono all’interno di un crescente corpo di ricerca che indica che stare troppo seduti può avere molti effetti negativi sulla salute”, ha spiegato l’autrice principale Sarah K. Keadle. “Data la crescente eta’ della popolazione e l’alta prevalenza di visione prolungata della TV nel tempo libero”, conclude l’autrice, agire su questo problema “può essere un obiettivo importante per un intervento di sanità pubblica, più di quanto fino ad ora riconosciuto”.

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