Il famoso ‘paziente zero’ affetto da Aids negli Usa? Non è mai esistito. È un equivoco che ha accompagnato la storia dell’Aids come quella di altre epidemie recenti, come ad esempio l’Ebola. A coniare quel termine è stata infatti una serie di errori e fraintendimenti. Alcuni di questi sono legati alla storia di Gaetan Dugas, il giovane steward dell’Air Canada morto nel 1984 e additato in un libro degli anni ’80 come il primo responsabile della diffusione del virus Hiv negli Stati Uniti d’America.
A fare chiarezza, dopo più di 30 anni, è la ricerca pubblicata sulla rivista Nature e coordinata da Michael Worobey, del dipartimento di Biologia evoluzionistica dell’università dell’Arizona a Tucson. I ricercatori hanno così riscritto la storia dell’epidemia, analizzando oltre 2.000 campioni biologici raccolti fra il 1978 e il 1979. Nonostante i campioni fossero ormai degradati, grazie a una nuova tecnica di analisi molecolare è stato possibile estrarre il materiale genetico del virus, ossia la molecola di Rna, dal genoma umano. Quest’ultimo è stato suddiviso in minuscoli frammenti, dai quali è stato isolato ed estratto il materiale genetico del virus Hiv, successivamente amplificato e analizzato, fino a ottenere la mappa del virus. Grazie a questa tecnica, chiamata dai ricercatori “martello pneumatico” dell’Rna, è stato possibile individuare il più antico materiale genetico dell’Hiv negli usa. I risultati hanno indicato che già negli anni ’70 il virus aveva subito mutazioni e che probabilmente derivava da un ceppo che in passato aveva causato un’epidemia nei Caraibi. Il virus Hiv sarebbe stato trasmesso dai Caraibi a New York già nei primi anni ’70: poi nel decennio successivo si è diffuso in tutto il Nord America.
Questa nuova ricerca, hanno spiegato gli scienziati, sottolinea che il virus Hiv che era stato isolato nel sangue di Gaetan Dugas non è stato affatto il primo a circolare in America Settentrionale. Dugas, additato come responsabile della diffusione dell’Aids negli Usa nel libro “And the Band Played On”, del giornalista americano Randy Shilts, era rapidamente diventato il “paziente zero”. Shilts lo aveva definito “paziente O”, dall’inglese “Out(side)-of-California”, ossia come il paziente esterno alla California che aveva portato il virus negli Usa. Quella “O” è stata erroneamente interpretata come uno zero e il termine “paziente zero” ha avuto un tale successo da essere adottato anche nella letteratura scientifica.