Missione compiuta per AstroLuca. Parmitano è a casa
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Missione compiuta per AstroLuca. Parmitano è a casa

Parmitano uscito dalla capsula, appare in buone condizioni e sorride.

Parmitano
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6 Febbraio 2020 - 11.53


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La navetta Soyuz Ms-13 è atterrata nella steppa del Kazakhstan. Con l’astronauta Luca Parmitano dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), che porta a casa una collezione di record al termine della missione Beyond, rientrano i colleghi Christina Koch della Nasa, che è rimasta a bordo ben 328 giorni, e Alexander Skvortsov dell’agenzia spaziale russa Roscosmos. Parmitano è uscito dalla capsula, appare in buone condizioni e sorride. 

Un atterraggio in una steppa bianca di neve ha salutato il rientro a Terra di AstroLuca, che appare molto tranquillo e sereno. La capsula è atterrata in posizione verticale e i tre astronauti sono stati aiutati a uscire dalle squadre di soccorso. La prima a uscire è stata Christina Koch, della Nasa, che porta a casa il suo record di permanenza continuativa di 328 giorni; quindi è stata la volta del comandante della Soyuz Alexander Skvortsov, anche lui in buone condizioni, e poi quella di Luca Parmitano che, non appena fuori dalla capsula ha salutato sorridente.

I tre astronauti adesso avranno bisogno di riprendersi dal viaggio di rientro, che è sempre molto faticoso. Dopo la separazione dalla Stazione Spaziale Internazionale, avvenuta regolarmente poco prima delle 7,00, la navetta ha percorso due orbite e quindi ha cominciato la manovra di rientro. Alla quota di circa 120 chilometri la navetta ha frenato bruscamente per rallentare la sua corsa e questo punto il modulo di rientro nel quale hanno viaggiato i tre astronauti, protetto da uno scudo termico, si è sganciato dal modulo orbitale e da quello di servizio, destinati a distruggersi nell’impatto con l’atmosfera.

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Quindi la Soyuz si è girata nella posizione corretta, in modo da essere protetta dallo scudo termico dalle altissime temperature, che possono raggiungere 1.600 gradi nel momento in cui la navetta attraversa l’atmosfera. Durante la frenata gli astronauti sono stati letteralmente schiacciati sui sedili da una forza di gravità pari quattro o cinque volte quella terrestre. Quindi si sono aperti i paracadute secondari e poi quello principale, che hanno ulteriormente frenato la navetta per rendere meno brusco l’impatto con il suolo, e l’accensione dei retrorazzi ha ulteriormente risotto la velocità di impatto a circa 5 chilometri orari.

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