Correre non fa male. Ma è sbagliatissimo farlo tutti insieme senza rispettare le distanze e affollare strade, parchi e sentieri diffondendo il contagio.
“Tutti a fare jogging, tutti maratoneti che minimizzano. Ho visto radiografie normali trasformarsi in radiografie da brivido dopo 48 ore, i polmoni collassano e si muore soffocati. A chi continua a correre infischiandosene delle direttive farei fare un tour guidato di 12 ore nei reparti di rianimazione. Ma non è meglio starsene chiusi in casa?”.
Michele Polini è il medico di medicina generale di Casalpusterlengo che già denunciò le condizioni dei dottori lasciati soli e senza adeguati strumenti per fronteggiare l’emergenza, perennemente a contatto con centinaia di pazienti ogni giorno. Era il 26 febbraio scorso e allora si trovava in quarantena.
Il periodo di isolamento è finito il 4 marzo scorso, l’indomani è tornato a lavorare ma la rabbia è aumentata: “Mi chiedono ‘ma cosa vuoi che sia, se non una influenza?’ e all’ingresso del mio ambulatorio ho dovuto mettere ben tre cartelli per evitare che la gente entri senza mascherine. Passo il tempo a cacciare quelli che non rispettano banali restrizioni, che se poi ci ammaliamo noi medici è un problema per tutti. Qui non ne verremo mai fuori, gli italiani andrebbero militarizzati come in Cina. Sono incazzato e a 60 anni ho paura per la seconda volta nella mia vita, ho paura per mia figlia, sono due mesi che non la vedo”.
Lui che vive e lavora a Casalpusterlengo, uno dei comuni della bassa lodigiana per primi zone rosse, racconta di un iniziale calo di contagi sul finire delle due settimane di quarantena ma di una epidemia tornata a far capolino per colpa di comportamenti superficiali.
“Oggi si scoprono tutti maratoneti – dice – mentre siamo ancora conciati male, con un grosso numero di contagi e decessi”
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