Il virologo Andrea Crisanti: "Chi spinge per la riapertura non si rende conto delle conseguenze"
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Il virologo Andrea Crisanti: "Chi spinge per la riapertura non si rende conto delle conseguenze"

Il professore dell'università di Padova mette le mani avanti: "Potrebbe arrivare una nuova ondata di contagi e occorre fare di tutto per scongiurarla"

Andrea Crisanti, virologo dell'università di Padova
Andrea Crisanti, virologo dell'università di Padova
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24 Aprile 2020 - 17.37


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Attenti, attenti e attenti: “La prudenza deve prevalere”. Mentre l’Italia si prepara alla fase 2 dell’emergenza coronavirus, risuona chiaro il monito di Andrea Crisanti, ordinario all’università di Padova e direttore del laboratorio di Microbiologia del Policlinico, intervistato da ‘Il Mattino’.

Proprio, per una combinazione, mentre il presidente Zaia ha deciso di riaprire tutto cedendo alle pressioni delle aziende.

“Tutti quelli che si affannano e spingono per riaprire – avverte il virologo – non si rendono conto delle conseguenze a lungo termine”. La minaccia potrebbe essere infatti una nuova ondata di contagi: “Occorre attrezzarsi per scongiurarla. Capisco le esigenze di carattere economico e sociale”, ma per l’esperto “i problemi non si risolvono riaprendo”.
Secondo Crisanti “occorre aspettare ancora per vedere se i casi diminuiscono e implementare le misure di protezione”. Se da un lato i cittadini devono fare la loro parte (evitare assembramenti, usare protezioni e “scaricare la app per la tracciabilità”), le istituzioni devono “innanzitutto essere pronte per spegnere nuovi focolai e aumentare la capacità di effettuare tamponi ed esami sierologici per fare diagnosi. Situazioni che si sono verificate a inizio epidemia non sono più giustificabili”.
Ma allora come fare per ripartire in sicurezza? “Le misure economiche devono variare, ovviamente, da impresa a impresa – risponde il virologo – Vanno regolate attraverso una serie di linee guida. Di certo, tutte devono collaborare con le autorità sanitarie locali per adeguarsi”. Andrà bene? “Mi aspetto un po’ di passi avanti e un po’ di passi indietro”, prevede Crisanti che sul ‘nodo’ trasporti pubblici chiarisce: “Situazioni di assembramento possono favorire la trasmissione del virus. Evitandole, e portando tutti mascherina e guanti, i mezzi pubblici non sono, però, pericolosi”.
Per spiegarsi meglio l’esperto riporta un aneddoto personale. “Anni fa sono stato in Circumvesuviana per raggiungere Pompei, e lo ricordo ancora: non c’era posto neanche per uno spillo. Certo, in quelle condizioni non si può viaggiare. Ma si può fare sanificando le carrozze, aumentando la ventilazione, i vagoni e la frequenza delle corse”.

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