Per molti se l’Italia ha chiuso quasi tutte le attività la colpa non è del virus ma della cattiveria dei virologi. E così dopo una fase di ringraziamento del personale sanitario, ossia degli eroi che salvano vite, ora molti sono diventati meno sensibili agli appelli che arrivano dagli ospedali e – come è accaduto negli Stati Uniti con Anthony Fauci – epidemiologi, infetivologi e immunologi sono finiti nel mirino.
“Vengo insultato più ora dai leoni da tastiera sui social, quelli che vogliono il no-lockdown, che prima dai no-vax”.
Lo ha affermato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, ospite del webinar ‘Emergenza Covid-19: comunicazione e informazione ai tempi del coronavirus tra infodemia e fake news’, promosso da Rarelab, società editrice della testata giornalistica Osservatorio malattie rare. “Due sono gli aspetti più difficili da far comprendere in un’epoca di infodemia – ha aggiunto – questa è una malattia a basso rischio specifico ma la sua dimensione numerica e l’affollamenrto delle terapie intensive, che c’è stato nella fasi di incremento dei contagi, l’hanno fatta diventare un problema di sanità pubblica, che non può essere sottovalutato o preso alla leggera”.
“La Fase 2 va attuata, anche se oggi siamo a 1.5, ma è legata ad una esigenza di monitoraggio dei ‘rubinetti’ per controllare quale sarà l’effetto di una possibile ripresa”, ha concluso Pregliasco.
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