Ha raccomandato 'prudenza' per la fase due: minacce sul web contro il virologo Pregliasco
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Ha raccomandato 'prudenza' per la fase due: minacce sul web contro il virologo Pregliasco

Haters scatenati contro lo studioso prendono di mira il suo profilo social. La solidarietà della Federazione degli Ordini dei medici

Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'università degli Studi di Milano
Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'università degli Studi di Milano
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23 Maggio 2020 - 14.42


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Legioni di imbecilli sul web che sono anche odiatori seriali.

“Solidarietà al collega Fabrizio Pregliasco, insultato e minacciato sui social network per aver sollecitato alla prudenza anche nella fase 2 dell’epidemia di Covid-19. E’ intollerabile che un medico, uno scienziato, non possa esprimere liberamente le proprie considerazioni senza essere oggetto di intimidazioni. La violenza, anche in queste forme così subdole e vigliacche, ma non meno dirompenti, non è mai accettabile e non è mai la soluzione ad un disagio. La scienza, invece, così come il confronto libero e civile, può far crescere la società”.

Con queste parole il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, esprime a nome di tutto l’Esecutivo la sua vicinanza al virologo dell’università degli Studi di Milano, vittima degli ‘hater’ sul suo profilo Instagram.

“La scienza non può essere buona quando salva le persone e cattiva quando consiglia prudenza – continua Anelli – La scienza, con i suoi dati e le sue evidenze (evidenze che sono, come proprio la pandemia ha dimostrato, in continua evoluzione, in un progresso che avanza non attraverso i dogmi ma proprio attraverso le domande e i margini di incertezza), è valida sempre. E i dati, ad oggi, sembrano supportare l’ipotesi che sia stato proprio il lockdown a diminuire i contagi e a far circolare meno il virus. Ma ora che il virus circola di meno, e sono meno visibili i suoi effetti, si contesta come inutile proprio la strategia che ha permesso di combatterlo. E’ quello che i virologi, come lo stesso Pregliasco ci ha fatto presente quando lo abbiamo sentito per testimoniare la nostra solidarietà, chiamano ‘il paradosso della prevenzione’, ed è quello che succede con le vaccinazioni che, sconfiggendo le malattie, abbassano la percezione del pericolo e quindi della loro utilità”.

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“Il dibattito scientifico tra gli esperti è un utile confronto ed è alla base del progresso delle nostre conoscenze – aggiunge ancora il presidente Fnomceo – Quello che a volte non si riesce a far comprendere, specie quando tale dibattito si sposta a livello mediatico, è il senso di una divergenza di opinioni tra scienziati. Opinioni che non riguardano i dati, le evidenze, ma la loro interpretazione al fine di mettere a punto strategie e dare consigli. Un recente lavoro dei sociologi Massimiano Bucchi e Barbara Saracino per Science in Society Monitor, l’osservatorio sulla percezione pubblica della scienza in Italia di Observa, ha rilevato come quasi la metà degli italiani sia disorientato dalla discordanza dei consigli dati pubblicamente dagli scienziati, mentre l’11% sia convinto che sarebbe meglio che gli esperti dessero i loro consigli in forma confidenziale. Dobbiamo quindi tutti, a partire da noi medici, dai ricercatori, sino ad arrivare ai media, continuare a studiare, insieme agli esperti di comunicazione della scienza, per individuare gli strumenti più efficaci per coinvolgere i cittadini nelle politiche utili per la loro salute”.

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“A questo – continua Anelli – dobbiamo aggiungere che ora gli stessi cittadini, che sono stati molto responsabili nella fase 1, hanno un comprensibile bisogno di un pur graduale ritorno alla normalità. Per questo diventa ora importante la strategia delle ‘tre T’: testare più persone possibile, tracciare i contatti dei positivi, trattare i malati. Una strategia che non può che partire dal territorio, per sorvegliare e spegnere sul nascere eventuali focolai. Saranno quindi i medici del territorio, medici di medicina generale, pediatri, specialisti, ad attuare, quali ‘medici sentinella’ un’attività di sorveglianza epidemiologica. Sarebbe auspicabile un loro coinvolgimento attivo anche nella prescrizione dei tamponi e test sierologici e dei farmaci che si sono dimostrati più sicuri ed efficaci”.

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