Covid-19, Cartabellotta conferma le accuse: "La Lombardia fa gaming sui dati"
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Covid-19, Cartabellotta conferma le accuse: "La Lombardia fa gaming sui dati"

Il presidente della Fondazione Gimbe torna sulla polemica: "Ho usato in maniera impropria il termine maghecci ma mi riferisco a espedienti per far vedere la situazione più rosea di quella che è in realtà"

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
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29 Maggio 2020 - 16.07


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L’ha detto e lo ha ripetuto nonostante le minacce e gli annunci di querela: “Mi è stato chiesto se i dati della Lombardia” sull’epidemia di coronavirus Sars-Cov-2 “sono affidabili e io ho risposto facendo riferimento a un concetto scientifico, quello di ‘gaming’, utilizzando forse ingenuamente il termine ‘magheggi’, che è stato poi variamente comunicato e interpretato. Il gaming non è un’azione necessariamente fraudolenta, ma genera distorsioni dei risultati. Per esempio, capita spesso che nella ricerca clinica sui farmaci vengano sovrastimati i benefici e sottostimati i rischi. Nel nostro caso, se sovrastimo i guariti e sottostimo i morti sto facendo gaming”.


A spiegarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che torna sulle sue dichiarazioni e sull’analisi finita al centro di polemiche con la Regione Lombardia, la quale ha annunciato querela.
“Io credo – dice – che la situazione di ieri sia stata determinata dalla coincidenza di due fatti. Anzitutto nella nostra analisi indipendente, che settimanalmente pubblichiamo, si evidenziava che la situazione in Lombardia, ma anche in Piemonte e Liguria, non è tranquilla in vista della riapertura del 3 giugno. E quindi, o si sceglie di riaprire più tardi tutte le regioni o si sceglie la strada di una riapertura differenziata, con queste tre regioni che potrebbero restare isolate, e il resto del Paese che comincia ad aprire”.
Poi, prosegue Cartabellotta, “in un altro contesto c’è stata la mia risposta alla domanda sull’affidabilità dei dati lombardi. Ho utilizzato il termine ‘magheggi’ facendo riferimento al concetto scientifico di ‘gaming’. Non intendevo però inganno o raggiro – precisa – ma espediente per far vedere la situazione più rosea di quella che è in realtà. Poi che i giornali abbiano usato l’espressione ‘dati taroccati’ è un altro problema. Io il concetto l’ho espresso e spiegato nel dettaglio”.
In che modo la Lombardia, secondo l’analisi di Cartabellotta, fa ‘gaming’ sui dati? “La Lombardia è l’unica regione che comunica insieme i dimessi e i guariti facendoli finire in un unico contenitore. Ma questo non è corretto, perché i guariti escono completamente dal circuito del contagio, mentre i dimessi per i quali non è noto lo status di guarigione devono andare in isolamento”. Ad esempio, “il 9 aprile 2020 dichiarava 15.706 casi con almeno un passaggio in ospedale (anche solo in pronto soccorso) dimessi/non ricoverati dagli ospedali lombardi: si tratta di pazienti in isolamento domiciliare fino a che non saranno dichiarati guariti. Ma questi casi finivano poi nel computo dei guariti della protezione civile. Aumentando in maniera inadeguata il numero di guariti si falsa anche il valore di Rt”, l’indice del contagio, “perché se un soggetto esce dal circuito del contagio esce anche dal calcolo dell’indice Rt, che viene modulato al ribasso”.
“Un altro esempio di gaming – prosegue Cartabellotta – è la comunicazione della percentuale di tamponi positivi. Se io la calcolo sul totale dei tamponi, inclusi quelli di controllo per confermare la guarigione, ottengo una percentuale inferiore di tamponi positivi. Se escludo i tamponi di controllo, e la calcolo solo su quelli diagnostici, la percentuale di tamponi positivi sale. In altre parole, senza escludere i tamponi di controllo si sottostima il livello di circolazione del virus”.
Sui decessi c’è il terzo problema per Cartabellotta: “La Regione Lombardia comunica solo il dato regionale dei morti, ma non scorporato per province e comuni. Questo non permette di fare studi analitici anche su come si distribuisce il tasso di letalità”.
E’ un aspetto, per Cartabellotta, “importante se si considera quanto emerso da due rapporti. Il primo è quello di Istat e Iss. Segnala come dal 20 febbraio al 31 marzo 2020, rispetto allo stesso periodo degli anni 2015-2019, in Lombardia rispetto ai decessi Covid che erano 8.362 c’erano 18.917 decessi in più, che significa il 186,5% in più. Questo ci dice che il sistema di raccolta dati sui decessi ha funzionato più o meno per metà, non è riuscito a riportare il numero di decessi reali. Se vedo che a Bergamo si registra un +568%, a Cremona +391%, a Lodi +371% e a Brescia +291% e c’è una distribuzione della mortalità simile al contagio, ci sono evidenze inconfutabili che i morti in eccesso non possono non essere legati direttamente o indirettamente a Covid. E questo è un dato pubblicato dalle istituzioni, non da Fondazione Gimbe”.
Noi, incalza Cartabellotta, “incrociamo dati che vengono da fonti diverse. Come anche l’ultimo studio Inps sull’eccesso di morti, secondo cui dal primo marzo al 31 aprile a Bergamo la percentuale di incremento è stata del 300-400% e nelle province lombarde” più colpite dai contagi “superiore al 200%. Il sistema di tracciatura dei decessi in Lombardia non ha funzionato, dunque. E’ evidente che il quadro che emerge dalla fotografia epidemiologica lombarda è un dato diverso da quello reale”.
L’ultimo aspetto, conclude, è il frequente ritardo, in particolare da metà aprile, nella trasmissione dei dati che costringe la Protezione Civile a continui ricalcoli. Fossimo ancora nella Fase 1, visti i numeri molto elevati sarebbe giustificabile, ora un po’ meno. Nessun processo alle intenzioni, ma se i dati vengono comunicati in ritardo si influenza la variazione percentuale settimanale dei contagi e di conseguenza il valore di Rt. Ancora una volta si fa gaming”.

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