L'epidemiologo Pier Luigi Lopalco: ora potremmo essere tra due ondate di epidemia
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L'epidemiologo Pier Luigi Lopalco: ora potremmo essere tra due ondate di epidemia

Secondo molti in autunno potrebbe di nuovo tornare prepotentemente l'epidemia: "È probabile, in ogni caso dobbiamo prepararci"

Pier Luigi Lopalco
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11 Giugno 2020 - 20.27


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Tornerà? C’è chi dico no e chi dice sì. Ma occorrerà essere preparati per non essere colti di sorpresa.
Forse nell’emisfero australe l’estate – insieme alla triade mascherine, distanziamento, igiene delle mani – aiuterà per un po’ ma in autunno non avremo scampo: arriverà una seconda ondata dell’epidemia Sars-Cov-2. E’ così? “E’ probabile, in ogni caso dobbiamo prepararci”, risponde l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’università di Pisa, spiegando come quest’estate abbiamo una grande occasione: capire dove si nasconde il virus
“Il rischio della seconda ondata è un rischio teorico. Osservando tutte le epidemie del passato, due ondate pandemiche sono state quasi la norma. Non solo, se noi osserviamo l’andamento dei coronavirus in generale, vediamo che hanno un andamento stagionale: ad ogni stagione si ripetono delle ondate di infezioni, che nel caso dei normali coronavirus umani, che già conosciamo, sono poco più che raffreddori. Quindi mettendo insieme queste evidenze, che sono delle osservazioni storiche, possiamo dire che la probabilità che ci sia una seconda ondata esiste. Quanto sia elevata questa probabilità, possiamo dirlo soltanto dopo un’attenta osservazione della circolazione del virus durante l’estate”.
“Noi ora – sottolinea il professor Lopalco – ci troviamo in una condizione che è unica, anche rispetto al passato: nelle pandemie del passato non c’è mai stata una sorveglianza fra le due ondate, e soprattutto non è stata mai fatta una sorveglianza sugli asintomatici. Quindi non si poteva sapere quale fosse la circolazione del virus prima che si presentasse la seconda ondata. Riguardo ai coronavirus è la stessa cosa: noi d’estate non sappiamo il coronavirus che fine faccia, il raffreddore d’estate dove circola? E in che popolazione circola? Noi ora siamo nella condizione di avere messo su un sistema di sorveglianza capillare e una rete di laboratori tale che ci permette di scoprire le tracce del virus anche negli asintomatici e potremmo così fare questo tipo di valutazione, scoprire dove il virus si nasconde”.
“Ora, per prima cosa, dobbiamo valutare l’effetto delle riaperture sulla circolazione del virus, e ancora dobbiamo aspettare per avere questo tipo di informazione almeno fino alla fine di giugno. Alla fine di giugno vedremo se ci sarà o meno un aumento dei casi. E’ molto probabile che la stagionalità ci aiuti, quindi è probabile che non avremo un aumento evidente dei casi. Se anche non dovessimo osservare alcun aumento del numero dei casi conseguente alle riaperture, continuiamo ad osservare, continuiamo comunque il monitoraggio perché attraverso il monitoraggio potremo vedere dove va a nascondersi il virus, e quando ritornerà il freddo possiamo essere pronti”.
Lopalco non dà facili certezze: “Dobbiamo osservare il comportamento di questo virus, è la prima volta che ci confrontiamo con un Sars coronavirus, che circola anche in una popolazione con pochi sintomi o di asintomatici. E’ un virus nuovo e dobbiamo osservare il suo comportamento. Non abbiamo ancora delle evidenze forti che ci possano far prevedere quello che succederà. In base ai dati storici e alle conoscenze più in generale sui virus respiratori di questo tipo, possiamo dire che una seconda ondata invernale è probabile”. Poi “l’entità dell’ondata pandemica dipende dalla risposta. L’ampiezza e l’impatto dell’ondata pandemica, soprattutto per una seconda ondata, dipenderà dal livello della risposta e della preparazione. Per questo durante l’estate dobbiamo monitorare e prepararci, sia sul lato dell’assistenza che della sorveglianza. E se il Servizio sanitario nazionale è preparato, comunque i malati possono essere curati al meglio e i morti diminuiscono. Nuovi infezioni ci saranno – come dice Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, e consigliere del presidente Usa Donald Trump – ma l’impatto sul servizio sanitario nazionale è comunque un’altra cosa”. In realtà “c’è anche il grande punto interrogativo delle modifiche strutturali di questo virus: se si adatterà all’uomo, se sarà meno aggressivo, meno virulento. Ci sono tanti di quegli interrogativi e di quelle incertezze che al momento non possiamo fare previsioni. Dobbiamo come al solito seguire la regola della prudenza, quando ci si prepara bisogna sempre prepararsi per il peggior scenario. Poi se lo scenario peggiore non si verifica, molto meglio”. “Per il momento dobbiamo mantenere questo livello di prudenza – mascherine, distanziamento e igiene delle mani – è una situazione che deve evolvere con un monitoraggio serio del comportamento del virus sul campo. Perché da una settima all’altra potremmo avere evidenze diverse e dover prendere anche decisioni diverse”.
Ovviamente “attenzione ai focolai. Se c’è un focolaio e il virus viene lasciato circolare anche solo per una settimana, specie in un ambiente chiuso, con contati stretti per ore al giorno, come nelle Rsa, ospedali et similia, è facile arrivare da uno a decine di casi. Nei focolai bisogna vedere anche quale livello di malattia si sviluppa, perché anche il livello di gravità è importate, bisogna ragionare anche su questo. In ospedale o nelle residenze per anziani dobbiamo avere la massima attenzione: perché in un ospedale ci sono pazienti fragili, un’infezione in un paziente fragile può comunque diventare un caso grave. Quindi massima attenzione negli ospedali e nelle Rsa, per il resto un buon monitoraggio”. Le riaperture previste per lunedì – teatri, cinema, discoteche, centri estivi – secondo Lopalco ormai non cambiano molto, “ormai la concentrazione delle persone e lo scambio sociale sono già ad un livello molto alto. Non credo che l’apertura di questa o quella attività possa influenzare ormai la circolazione del virus. Tutto dipende sempre dal comportamento che si tiene. Se monitoriamo vedremo se e come la situazione cambia. Bisogna prendere delle decisioni sulla base dell’evidenza”. Dovremo continuare così, osservando, prudenti e aggiustando le decisioni per un po’: “Ci sono tanti vaccini già in fase avanzata, stanno andando veloci, ed è molto probabile che uno o più possa risultare efficace ma per averlo su larga scala ci vorrà del tempo, non prima del primo semestre del 2021”. “Promettenti sono anche gli anticorpi monoclonali. Ci sono tante strade. Ma dobbiamo ancora essere prudenti. Non possiamo dire di aver lasciato il virus alle spalle, abbiamo lasciato alle spalle la prima ondata”. Quindi “passiamoci un’estate sereni, ma con prudenza”.

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