Lui era finito nel mirino delle critiche di Zangrillo che, senza nominarlo, ha parlato di un epidemiologo che da Boston faceva previsioni catastrofiche .
“La scienza non si può sostituire al decisore politico. Ha il compito di indicare quanti sono i casi, qual è lo sviluppo del contagio. Poi tocca al livello politico tenere conto di altre variabili: la condizione dell’economia, della società. E anche semplicemente del fatto che le persone sono stanche della chiusura totale”.
Lo afferma Alessandro Vespignani, esperto di epidemiologia coputazionale, direttore del Laboratory for the Modeling of Biological and Socio-technical Systems della Northeastern University di Boston, che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ fa il punto sull’epidemia di Covid-19 negli Usa. Sottolineando tuttavia un punto attuale anche in Italia: i rapporti fra scienza e politica nelle decisioni sulle riaperture.
In merito invece a cosa ci sia da aspettarsi in autunno, mentre gli esperti si dividono sulla possibilità o meno di una seconda ondata, Vespignani sostiene che “è presto per dirlo. Ci sono troppe variabili in gioco. Per esempio non sappiamo come influirà la stagione estiva sulle misure di distanziamento sociale. Ripeto: meglio concentrarsi su ciò che potrà accadere da qui a un mese”.
Ma Sars-CoV-2 sta perdendo forza? “Dal mio punto di osservazione”, quello statunitense, “posso dire che sicuramente il tasso di mortalità diminuisce, anche se aumentano i contagi. E’ un elemento di ottimismo che è giusto segnalare. Il sistema sanitario ora è più attrezzato. In generale gli anziani sono più protetti. Inoltre sta facendo progressi la ricerca su terapie e vaccini. E’ uno scenario completamente diverso da marzo”.
Ma ora come ora, qual è il motivo di maggiore preoccupazione? “In questa fase – risponde l’epidemiologo – sia gli Usa che i Paesi europei si sono concentrati sui rispettivi quadri domestici. Comprensibile. Ma non possiamo perdere di vista lo scenario globale”, ammonisce Vespignani: “C’è un mondo là fuori e se non saremo in grado di contenere la circolazione mondiale del virus, potremmo tutti andare incontro ad altri rischi”.
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